9 chili di droga tra eroina e cocaina, 36 custodie di ordinanza cautelare, per un giro di affari da circa un milione di euro in due mesi. Sono questi i numeri dell’operazione “Show must go on” (SMGO), collegata a un canale di droga internazionale, proveniente da Francia e Olanda, e organizzata sul territorio italiano in maniera capillare. In Umbria sono tre i vertici ora smantellati dalla polizia, tra loro collegati da un’unica “primula rossa”, molto stimata e temuta nell’ambiente: il primo attivo nella zona di Ponte San Giovanni e Ponte Felcino, dove poi risiedono i plenipotenziari dell’organizzazione; il secondo, anche rinominato “Belgassem”, presente su Città di Castello, ma anche a Madonna Alta e Fontivegge; infine il terzo, anche detto “gruppo Max”, al “lavoro” nella zona di Via Cortonese. Vertici ben organizzati dunque su tutto il territorio umbro, non solo a Perugia e Città di Castello ma anche a Spoleto, dove uno dei loro uomini spacciava al dettaglio. Un’operazione che ha preso piede da un’accurata indagine, sollecitata da spunti investigativi che vengono anche da lontano: una tela intessuta dagli agenti della squadra mobile di Perugia, coordinati dal capo della mobile Marco Chiacchiera e da Roberto Roscioli. Il tutto per riuscire ad andare direttamente alla radice della “pianta”, prima di andare a tagliare i rami delle organizzazioni.
“The show must go on” – Proprio perché lo spettacolo deve continuare, gli agenti della mobile non si fermano di fronte alla lotta contro lo spaccio, e in particolare al grande traffico. Sono stati 12 i riscontri che compongono il puzzle dell’indagine. Tutti compiuti non solo su Perugia, ma anche su Anghiari, Badia Tebalda, Sollicciano, Barcellona Pozzo, Messina, Como, Arezzo, Livorno, Genova, Grosseto e Varese. Lo spunto parte dal fermo di un ragazzo, soggetto leader dello spaccio di piazza legato anche ad altre persone che vendevano della droga, nella zona delle direttrici che portano al Santa Giuliana. Negli anni era stato arrestato più volte, destando nel tempo sospetti. L’uomo era partito dall’essere un semplice “galoppino”, fino poi a salire verso il vertice. C’è poi la “primula rossa”, personaggio di cui ancora non si conosce l’identità. Ciò che stupisce dell’operazione è, oltre alla presenza del capo misterioso, anche la grande capacità di organizzazione, con un volume di affari enorme. Stessi canale di approvvigionamento, mutuo soccorso tra bande, nessuna belligeranza tra loro: gli spacciatori, tutti tunisini e italiani, impiegati anche come “assaggiatori”, erano ben organizzati, e riuscivano a far da sentinelle tra loro, perché anche il loro spettacolo continuasse.
La droga – In tutto si è giunti dunque a sequestrare, su più operazioni in Italia, 9 chili di droga, dal 2012. Il sequestro più grosso è stato di un chilo e sette di eroina e cocaina, avvenuto nell’aprile del 2012. La droga giunta nelle mani di queste tre organizzazioni era confezionata in maniera insolita, in “mattonelle” di peso inusuale e di colore particolare, ma comunque in quantitativi caratterizzati da alta qualità che, proprio per questo motivo, finiva in tempi moto brevi. L’altro sequestro record è stato effettuato a Saronno, per un quantitativo di 5.8 chili di eroina, nascosta nel fondo di un forno di una casa. Come detto, i canali di approvvigionamento erano esteri, mentre la polizia non conferma ci siano alle spalle dei tre vertici smantellati organizzazioni criminali dello stampo di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Delle 36 ordinanze di custodia cautelare, all’origine erano 39 (una delle quali per un minorenne), richieste dal sostituto procuratore Manuela Comodi e emesse dal gip Lidia Brutti, ne sono state eseguite 18. L’operazione è ancora in corso.
I tradimenti – Per annientare la concorrenza, alcuni spacciatori riuscivano a recuperare le schede telefoniche di proprietà di alcuni “sodali” per poi cederle alla polizia, provando così a scavallare gli spacciatori. In questo e in altri modi, il canale è stato di certo stroncato.
Le parole del Questore – A margine della conferenza, è intervenuto anche il Questore di Perugia, il quale ha tenuto a precisare come “Perugia non sia la capitale della droga. La polizia continua ad operare in sintonia con le altre forze di sicurezza per portare a termine una serie di servizi anche nel centro storico. L’attività è capillare, e comprende anche gli accompagnamenti delle persone arrestate in patria. Si tratta di un’attività unica, con la quale si prova a riportare il centro storico a quello che era una volta. La situazione è complessa anche a causa di un abbandono generale delle case del centro, facilmente occupabili. Inoltre siamo impegnati costantemente anche sul fronte della prevenzione. La situazione è quasi migliorata, nonostante l’allarme resti alto anche a causa dell’alto consumo di eroina“.
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