Armati di striscioni in cui si legge “Benvenuti nel Comune più caro d’Italia” “Tassa di soggiorno, questa è una rapina”, di pettorine con la scritta “Basta”, di bandiere e fischietti, oltre 200 tra titolari e dipendenti delle strutture alberghiere di Perugia, rappresentanti da Federalberghi-Confcommercio, Confindustria Turismo &Alberghi e Confesercenti Umbria, in questo momento stanno manifestando tutta la loro contrarietà alla tassa di soggiorno nella sala del Consiglio Comunale di Perugia.
Una protesta clamorosa, certo non abituale per questa categoria, motivata dalla esasperazione di chi, già vessato da un carico fiscale insostenibile, è costretto ora a fare i conti, per di più tra mille incertezze procedurali, con l’applicazione della tassa di soggiorno. I manifestanti in maniera rumorosa ed accesa stanno denunciando gli effetti pesantemente negativi proprio davanti al consesso che ne ha deciso l’introduzione senza – evidenziano le categorie – averne adeguatamente valutato le conseguenze e rimanendo sordi, per quasi due anni, alle ragioni delle imprese, che sono anche le ragioni del turismo umbro.
Conseguenze che si sono già manifestate, ad appena pochissimi giorni dalla effettiva applicazione (il 1° febbraio, anche se formalmente la tassa è scattata da inizio anno), come previsto dagli operatori, sotto forma delle prime disdette arrivate da parte di gruppi. Per un gruppo, infatti, anche solo 50 centesimi in più a persona a causa della tassa di soggiorno, fanno la differenza, inducendo a scegliere altre mete. L’occupazione del Consiglio Comunale conclude una settima di mobilitazione delle strutture ricettive, che hanno affisso grandi cartelli contro la tassa di soggiorno e l’eccessivo carico fiscale. ” Per ora l’unico segnale che ha dato Palazzo dei Priori – recita una nota alla stampa di Confcommercio- è stato mandare i Vigili Urbani a minacciare sanzioni agli alberghi che hanno apposto i cartelloni, con la giustificazione che -distraggono l’attenzione- degli automobilisti. Insomma, il Comune risponde ad una protesta che coinvolge centinaia di imprenditori e di lavoratori…multandola!”.
Queste le rivendicazioni di Confcommercio:
I 6 MOTIVI PER DIRE … NO ALLA TASSA DI SOGGIORNO
Ecco le ragioni per cui Federalberghi-Confcommercio, Confindustria Turismo &Alberghi e Confesercenti Umbria, dicono “no” alla tassa di soggiorno.
1. Tassa che rende i territori meno competitivi sui mercati nazionali, internazionali e locali. Già ci sono segnalazioni di Agenzie di Viaggio che stanno dirottando gruppi verso Comuni limitrofi che non hanno l’imposta di soggiorno.
2. Rischio, a livello Regionale, di un effetto a macchia di leopardo con Comuni che decidono per l’introduzione dell’ Imposta di soggiorno ed altri no, o con importi diversi e soprattutto scelte prive di qualunque strategia complessiva a beneficio del turismo, riducendo il tutto all’esigenza di fare cassa.
3. Tutti gli altri settori economici che beneficiano del turismo ne sono esenti, (come ad esempio ristoranti, commercio, artigianato, musei, trasporti, parcheggi, etc.).
4. E’ inaccettabile che invece di tagliare i costi della politica in tutte le sue manifestazioni si scarichi il peso della crisi e della mancanza di risorse sui turisti che scelgono di visitarci e contribuiscono al benessere del nostro territorio.
5. Gli aumenti di costo per i gruppi organizzati sono elevatissimi e già molti operatori professionali stanno dirigendo il loro traffico in location senza tassa o con tassa inferiore. Oggi si perdono gruppi per meno di 1 Euro.
6. Un provvedimento che non guarda al futuro e con il quale si tenta solamente di tappare temporaneamente una “voragine” che è destinata ad aumentare se non vengono presi accorgimenti strutturali (taglio degli sprechi e maggiore efficienza della pubblica amministrazione).
LE STRATEGIE PRIORITARIE PER TORNARE A CRESCERE
La pre-condizione: una nuova composizione della finanza pubblica attraverso una vera azione di spending review che – senza tagli lineari – faccia avanzare il processo di controllo, ristrutturazione, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica quale occasione di revisione del perimetro stesso della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi.
Ridurre la pressione fiscale: La prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla riduzione della pressione fiscale – scongiurando, prima di tutto, l’ulteriore innalzamento dell’aliquota IVA previsto a partire dal 1° luglio prossimo – prevedendo la destinazione del gettito derivante dal recupero delle risorse evase alla riduzione del carico fiscale.
Sul fronte della tassazione delle imprese, occorre: rivedere il criterio utilizzato per la determinazione del reddito di impresa dei soggetti IRPEF, passando dalla competenza alla cassa; rendere neutrale la tassazione rispetto alla forma giuridica dell’impresa; ridurre l’imposizione Irap, mediante un progressivo incremento della franchigia ed una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile, definendo al contempo le imprese non soggette ad Irap perché prive di autonoma organizzazione; razionalizzare i regimi tributari applicabili dai soggetti IRPEF (ditte individuali e società di persone), incentivandone la fase di avvio anche con la riduzione del minimale Inps; escludere dall’IMU gli immobili strumentali all’attività d’impresa; rivedere il sistema della riscossione coattiva, ampliando ed uniformando il periodo della rateazione dei debiti tributari, ed escludere dal fermo amministrativo e dal pignoramento i beni strumentali all’attività d’impresa; ridefinire il tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.
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