Si terrà il 30 maggio prossimo, davanti ai giudici della Corte d’appello di Perugia, l’udienza per l’estradizione di Davide Pecorelli, il 47enne di San Giustino scomparso nel gennaio 2021 in Albania e ritrovato naufrago – 9 mesi dopo – al largo dell’Isola di Montecristo.
La Procura di Puka – distretto albanese dove l’altotiberino avrebbe finto la sua morte incendiando un’auto con all’interno resti di ossa umane – accusa infatti l’imprenditore di ben 5 ipotesi di reato nel paese balcanico (frode, profanazione di tombe, “azioni che impediscono la scoperta della verità”, “distruzione beni mediante incendio” e attraversamento illegale del confine di Stato). Lo scorso dicembre ne aveva infatti ordinato l’arresto con un mandato di cattura internazionale: Pecorelli però, dopo appena due giorni di carcere, era stato rimesso in libertà su richiesta della Procura Generale perché, oltre ai fatti ormai datati, per i quali era venuta meno l’urgenza dell’arresto, non ci sarebbe stato pericolo di fuga da parte del 47enne.
Resta il fatto che l’Albania vuole l’estradizione (sulla quale appunto si deciderà solo a fine mese) anche se, come precisa il collegio difensivo del sangiustinese – composto dagli avvocati Andrea Castori e Massimo Brazzi – il loro assistito “non ha nessuna intenzione di lasciare l’Italia”.
I legali hanno sottolineato questo punto per smentire le recenti voci su una presunta negazione del rilascio del passaporto a Pecorelli: “Il procedimento amministrativo per il documento, infatti, allo stato attuale è ancora pendente, – specificano – non risultando alcuna notifica effettuata nei suoi confronti”.
Secondo quanto riferito dagli avvocati, comunque, Pecorelli “vuole rimanere vicino alla propria compagna e ai 4 figli, affrontando insieme ai suoi affetti il procedimento di estradizione, nonché – aggiungono – la fine del percorso universitario“. Il 47enne, che non finisce mai di stupire, è infatti prossimo alla laurea in “Ingegneria informatica e dell’automazione”, con la discussione della tesi fissata per il 21 luglio. Un motivo in più per non voler lasciare l’Italia…