Pd Spoleto, arriva il Risciò di Matteo Cardini | Tutti a bordo pedalando e barra a sinistra - Tuttoggi.info

Pd Spoleto, arriva il Risciò di Matteo Cardini | Tutti a bordo pedalando e barra a sinistra

Redazione

Pd Spoleto, arriva il Risciò di Matteo Cardini | Tutti a bordo pedalando e barra a sinistra

Molti interventi in sala e grande attenzione per l'approccio del neo-segretario | Assente la minoranza congressuale | Trippetti, leader in pectore
Ven, 19/01/2018 - 14:56

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Il Partito Democratico di Spoleto non delude mai! Se c’è un evento per cui vale la pena di citare la fatidica frase “grande attesa per…”, quello è ogni qualvolta il Pd si riunisce nella storica sede di Viale Trento e Trieste, meglio nota come Foggy Bottom.

Conclusa una fase congressuale lunga ben 4 mesi e mezzo, (qualcuno in fondo alla sala chiosa “manco ai tempi del PCUS…” ), ieri sera  tutti riuniti per celebrare il rito “antico ed accettato” dell’assemblea per l’elezione del nuovo segretario cittadino. Tutti si fa per dire, perché poco  prima della celebrazione rituale, qualche ortodosso di magistero bizantino si è tirato indietro, e con una nota alla stampa ha fatto capire chiaramente che al posto di Matteo (Cardini), per la serata del 18 gennaio avrebbe preferito il Matteo seguito da milioni di italiani da anni (Don Matteo naturalmente). E così un 40% della forza elettorale piddina, secondo i dati emersi dal recente tesseramento, ha ribadito che l’assemblea non era legittima, viste le tiritere precedenti condite di garanti e pesci in faccia.

Assenti l’ex segretario cittadino Claudio Montini ed i 25 delegati che candidavano a suo successore Guido D’Angeli – il quale ha parlato di “un’assemblea nata sulla base di evidenti vizi procedurali e politici” – per i 35 a favore di Cardini è stato tutto semplice e poco dopo le 23 era già festa per il nuovo segretario comunale del Pd. Prima, comunque, c’è stato spazio per vari interventi tra i quali alcuni molto duri. E se il consigliere comunale Massimiliano Capitani ha fatto il paragone con quei bambini che giocando a calcio quando perdono si portano via il pallone, più duro è stato Giorgio Dionisi che ha fatto riferimento a tradimenti passati temendone per i futuri appuntamenti elettorali. “Sento dire in giro: ‘facciamo come ha fatto Brunini, li facciamo perdere’”.

Ma andiamo con ordine. Ad aprire la serata, alla presenza del nuovo segretario provinciale del Pd Leonardo Miccioni, è stato il vicepresidente del Comitato dei garanti Gianfranco Garritano. Che, stante l’assenza di Montini, ha affidato le redini dell’assemblea all’ex sindaco Daniele Benedetti, affiancato da Fiorella Campana e Silvano Pompili.

Sul tavolo c’era una sola candidatura (stante l’assenza degli altri) quella appunto di Matteo Cardini. Che nel suo intervento ha inviato a ricreare un partito democratico cittadino basato sul confronto, sull’apertura alla città. E non è un caso che tra i delegati ci sono anche due stranieri, Nasir e Ramona. “Non c’è stato nessun golpe – ha ribadito Cardini – è stato un voto legittimo, democratico, tra gli iscritti. Ora abbiamo due strade da percorrere: aspettare il futuro o determinarlo. Per quattro anni ho visto un Pd immobile, rancoroso. Ora abbiamo una maggiore responsabilità, dobbiamo rimboccarci le maniche”. La futura squadra, ha annunciato, sarà selezionata attraverso la meritocrazia.

Matteo Cardini è ragazzo dall’eloquio pacato e misurato, si scrive prima quello che ha da dire e lo fa con pause studiate perchè tutto rimanga impresso bene o se qualcosa non piace, questo venga messo in discussione subito. Scherza anche molto sulla sua età anagrafica, sulla “gioventù” di cui più volte si sono fatti scudo coloro che erano refrattari a qualsiasi cambiamento. Lo ribadisce lo stesso neo segretario che racconta il gustoso aneddoto di chi gli sibilava, pensando di fargli un torto, “hai voluto la bicicletta, ora pedala…”.

E poiché la gioventù è si spiritosa, ma a volte anche un po’ troppo, Cardini preso dalla foga pedalatoria si inventa una metafora oratoria che strappa sorrisi e sorrisetti a non finire. Racconta il novello Gimondi spoletino, “Mi hanno detto hai voluto la bicicletta… ma io non voglio essere un uomo solo al comando, ma costruire una squadra forte e coesa. La mia non sarà una bicicletta ma un risciò. Il risciò funziona perché tutti pedalano, tutti devono pedalare, allo stesso ritmo ed alla stessa direzione, altrimenti sbanda. Il risciò del Pd parte questa sera e il traguardo è davanti a noi”.

Pausa, e successivo dubbio amletico dei presenti che iniziano a guardarsi per scoprire se davvero c’è qualcuno che sappia con certezza di cosa si sta parlando e magari alza la mano e lo spiega agli altri. La sala è pervasa da ricordi ancestrali, di quando le vie delle città cinesi e giapponesi o indiane erano attraversate da questi curiosi calessini trainati da un uomo solo, stravolto dalla fatica. E tutti a domandarsi,  “Ma è lui (Cardini) che traina, o è il passeggero e a noi ci tocca tirare?”. Si tira un sospiro di sollievo, quando dopo una veloce consultazione su Google si scopre che risciò viene chiamato anche quel curioso trabiccolo a 4 ruote e molti pedali, per due o più persone, che guidato da torme vocianti di bagnanti e vacanzieri, viene comunemente usato lungo la Riviera Adriatica per “acciaccare i lupini”  dei passeggiatori serali. Una attrezzatura più consona alla storia recente del neo-segretario. E anche stavolta Mao Tze Tung non torna!

Ad aprire le danze del dibattito è stata la consigliera comunale Carla Erbaioli. Che vicina al suo addio al Pd di Spoleto per tornarsene nella sua Castel Ritaldi, si è tolta diversi sassolini dalle scarpe, rigorosamente tacco 12. Ricordando di essere finita davanti al comitato dei garanti e di essere messa alla gogna per non aver votato la mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore comunale Camilla Laureti,mozione che era un attacco personale e che non era stata portata né in segreteria né in assemblea”. E lamentando anche di essere stata boicottata, per sue iniziative, dagli stessi iscritti del Pd. “Non si può pretendere unione se non c’è il rispetto dell’altro” ha detto con forza.

A parlare da vero e proprio leader è stato però Marco Trippetti. Presenza inequivocabile, postura da politico che ha qualcosa da dire, piace alla platea piddina che lo ascolta con attenzione sapendo, ma non confermandolo nemmeno sotto tortura, che Trippetti potrebbe davvero essere una novità assoluta nei prossimi mesi.

In verità ci si aspettava due parole da lui a favore del povero Pedalò, ingiustamente bannato dal discorso metaforico cardiniano. Ma per quelle cose bisogna essere lupi di mare e Trippetti è indubbiamente lupo di montagna, nostrale. Niente annacquamenti.

Era ora che il Pd ricominciasse da qualcuno che quando dà la parola la rispetta, non ci ero abituato” ha esordito invece Stefano Lisci, praticamente braccio destro (anzi sinistro) di Cardini in questi mesi di congresso e tra i più attaccati dai suoi stessi alleati. Lisci è stato capace di coalizzare molte anime a favore di Cardini, ma sopratutto ha lavorato incessantemente al tesseramento ottenendo risultati che hanno impensierito anche i vertici regionali del partito.

Ancora più forte è stato l’intervento del suo collega in consiglio comunale, Massimiliano Capitani, maglione rosso e barba sfatta da proletario, che  rivendicando il suo passato comunista, ha ricordato come tanta gente che si era allontanata dal Pd è poi tornata. “Tante anime – ha spiegato – danno un arricchimento”. Ma anche ricordato che per forza di cose in questa vicenda politica c’è una parte che ha vinto e una che ha perso. E sopratutto ancora non si sa chi è il vero proprietario del pallone.

Duro e senza mediazione Giorgio Dionisi, che non le manda a dire ai sostenitori della candidatura di D’Angeli: “oltre 700 persone hanno votato, e qualcuno invece di venire qui a confrontarsi stasera ha preferito fare un comunicato stampa (che ha voluto leggere, ndr), sono bravi come leoni da tastiera”. Parlando quindi di una “visione completamente errata di come è andato questo congresso e gli ultimi 6 mesi”. E tirando in ballo l’ex sindaco Massimo Brunini ed il suo appoggio, nell’ultima tornata elettorale, a Fabrizio Cardarelli piuttosto che al Pd, ha rivelato che c’è già  chi sarebbe pronto a tradire, remando contro il partito.

A prendere la parola sono stati anche Raffaella Torlini, Manuela Albertella, Leonilde Gambetti, Arianna Panetti, Michael Surace e Silvio Marcelli.

Michael Surace, che di comunicazione se ne intende, ha puntato il dito proprio sui problemi comunicativi del Pd, chiedendo maggiore attenzione nel trasmettere l’idea e i contenuti del partito.

Nella sala qualcuno si volta a guardare i cronisti di Tuttoggi.info, perchè da queste colonne ci siamo occupati più volte dei blackout comunicativi del Partito Democratico. Spesso si è trattato di sviste, a volte di sbrodolamenti,  altre volte ancora di veri e propri attacchi, anche personali, di bassa macelleria. Una lunga storia di parole in libertà di cui rimane una traccia divertita nella vicenda di Archimede Strologone capo della comunicazione del Pd per un brevissimo periodo.


Nuovo capo della comunicazione al PD di Spoleto, Archimede Strologone


Più interessante, per le implicazioni di natura geopolitica e internazionali,  l’intervento di Silvio Marcelli che tornando a bomba sulla questione anagrafica di chi comanda, pensando di  dare un buon viatico al neo-segretario Cardini, inizia a fissare con studiata visionarietà una cartina geografica appesa in fondo alla sala e citando a memoria, inizia ad elencare tutti i capi di stato di giovane età che al momento guidano questo o quel paese. “Justin Trudeau, 46 anni…Canada…”, e via elencando come si fa negli appelli istituzionali. Fortunatamente Marcelli si ferma, geopoliticamente parlando, prima di arrivare all’incidente diplomatico, “Kim Jong Un, 34 anni…Corea del Nord…”. Vi confermiamo che questo, Silvio Marcelli non l’ha detto .

A chiedere di “smettere di alimentare il pettegolezzo interno” è stato infine, nell’intervento conclusivo dell’Assemblea,  il nuovo segretario provinciale del Pd Leonardo Miccioni, ricordando che “i nostri avversari sono fuori da queste mura, sono il Movimento 5 stelle, la Lega…” (e c’è chi si chiedeva perché nessuno nomina mai Berlusconi, “il principale esponente del partito a noi avverso”, almanaccava Walter Veltroni).

L’attenzione del Pd regionale, ha ricordato Miccioni, è tutta fissata sulle elezioni amministrative di Spoleto, “da lì dobbiamo ripartire per riconquistare le città che abbiamo perso, come Perugia”. riconfermando dunque l’attenzione per il risultato straordinario di tesseramento avuto dal Pd locale.

E allora, tutti a bordo del Risciò, barra a sinistra e via cantando e “acciaccando lupini”.

(Sara Fratepietro e Carlo Vantaggioli)

© Riproduzione riservata

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