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Pd Foligno, strappo di Borscia e Trombettoni. Ultimatum ai “malpancisti”. Sel e Psi disertano

Redazione

Pd Foligno, strappo di Borscia e Trombettoni. Ultimatum ai “malpancisti”. Sel e Psi disertano

Gio, 05/07/2012 - 19:27

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Claudio Bianchini
Sale a livelli altissimi la tensione nel Partito Democratico di Foligno, quasi come l’asfissiante ‘Caronte’ fa sbalzare la colonnina di mercurio. Una situazione che a Foligno non si ricordava da anni. O almeno che per tanto tempo la quercia prima, quercia e margherita dopo, sono sempre riusciti a tenere dentro le segrete stanze dei bottoni.

Strappo di Borscia e Trombettoni: i consiglieri Alessandro Borscia e Lorella Trombettoni sono ormai a rischio ‘scomunica’ e intanto si sono beccati sonore bacchettate pubbliche, sia da parte del capogruppo consiliare Giovanni Patriarchi che dalla segretaria cittadina Patrizia Epifani. I due dissidenti – a questo punto in clamorosa rotta di collisione con la linea del piddì – hanno disertato il vertice convocato ieri sera dallo stesso sindaco Nando Mismetti. Due assenze provocatoriamente ingiustificate.
Gli assenti giustificati – all’appello mancavano anche i consiglieri Leonardo Soli e Graziano Angeli, gli altri due ‘petali’ della componente margheritina, ma che – come precisato in una nota – questa volta hanno motivato la loro assenza. Al summit – conclusosi dopo circa tre ore di discussione – hanno preso parte, oltre ovviamente al primo cittadino, anche la delegazione di Giunta composta dagli assessori Flagiello, Sigismondi e Stella con la defezione giustificata della Zampolini.
Cartellino giallo – i contestatori quindi – almeno ufficialmente – restano due, ma un cartellino giallo è stato alzato all’indirizzo anche di chi “ha disertato la seduta consiliare del 2 luglio scorso – così si legge nel comunicato – non consentendo la discussione e l’approvazione del bilancio preventivo 2012”. Tanto che nel corso del vertice, scrivono Patriarchi e la Epifani, “è emersa una netta presa di distanza dal loro operato, ritenendolo privo di qualsiasi concreta motivazione politica e dannoso per gli interessi della città”.
Il ‘mea culpa’ del PD – Amarezza mista ad onestà intellettuale e politica nel comunicato del Partito Democratico: sia il capogruppo che la segretaria mettono infatti il dito nella piaga ricordando che – purtroppo – non è la prima volta che le forze di maggioranza non sono in grado di garantire il numero legale e già in passato alcuni ‘dissidenti’ erano stati invitati a rientrare nei ranghi. Leggiamo: “Dopo che le diverse espressioni della città avevano manifestato il giusto disappunto in tutte le altre occasioni in cui il Consiglio Comunale non si era riunito per mancanza del numero legale appare del tutto incomprensibile la scelta di far saltare la seduta dedicata al bilancio anziché presentare le proprie proposte modificative, ammesso che ve ne siano, proprio in quella sede”.
Crisi politica – Patriarchi e Epifani ammettono senza mezzi termini il rischio di un corto circuito politico nella città della Quintana se le acque non si calmeranno. “In un momento così delicato per il paese e per la nostra comunità, impedire o anche solo ritardare l’approvazione del bilancio significa privare l’amministrazione del suo principale strumento operativo, mettendo a rischio l’acquisizione di finanziamenti, impedendo tra l’altro la tempestiva esecuzione delle opere pubbliche, lo svolgimento delle iniziative socio-culturali e il pagamento dei fornitori, determinando lo stallo della macchina amministrativa e generando il rischio di una crisi politica”.
L’Ultimatum – nella si parla infine di “totale mancanza di riguardo dei consiglieri assenti ingiustificati nei confronti degli altri colleghi del loro gruppo con i quali hanno ritenuto di non doversi confrontare, disertando una riunione che era stata convocata dal PD proprio per superare le divergenze”. Parte poi la stilettata cruciale, per la serie a buon intenditor…: “E’ auspicabile che coloro i quali, senza giustificata ragione, hanno disertato la scorsa seduta di Consiglio, rivedano sollecitamente la propria decisione, per non arrecare ulteriore disagio alla città, all’amministrazione, alla maggioranza ed al partito che li ha candidati”.
Il ‘salva legislatura’ – i cronisti parlamentari la definirebbero “agenda di fine legislatura”, ovvero il documento – un dossier a dir la verità piuttosto elaborato e corposo – che i malpancisti del Partito Democratico hanno confezionato e consegnato nella mani del sindaco Mismetti. Una serie di punti che intendono in qualche modo ‘imporre’ al primo cittadino per evitargli ulteriori “seccature ed agguati” così da guadagnare la fine legislatura. Un’appendice del programma elettorale da considerare come priorità per i prossimi due anni.
In aula il 19 luglio – da segnare in rosso sul calendario la data del 19 luglio, sarà quello il giorno della verità per la coalizione di centrosinistra: riuscirà a sostenere l’amministrazione Mismetti o prevarrà ancora la logica dei veti incrociati e dei personalismi? La conferenza dei capigruppo – a maggioranza – ha comunque deciso di convocare una sola seduta per discutere e approvare il Bilancio, con avvio dei lavori fissato sin dal mattino.
Meloni “sono spaccati” – “La riunione di questa mattina si è svolta in un clima surreale – commenta Riccardo Meloni, capogruppo del PDL – innanzitutto perché la maggioranza era rappresentata solo da tre dei cinque capigruppo, con l’assenza del Partito Socialista e di Sinistra Ecologia e Libertà. Ci hanno proposto di svolgere i lavori in una sola giornata – affonda Meloni – mentre l’altra volta erano state previste due giornate per la discussione e l’approvazione del bilancio. Quando abbiamo fatto notare questa incongruenza sono andati in confusione prima proponendo di rinviare la conferenza dei capigruppo poi contraddicendosi tra di loro”. “A questo punto, in una confusione totale – conclude Meloni – la minoranza, all’unanimità e per senso di responsabilità, ha comunicato che si sarebbe astenuta da qualsiasi decisione lasciando la maggioranza alle proprie responsabilità. Costretta a decidere, la maggioranza ha votato per lo svolgimento del Consiglio in un’unica seduta nel pomeriggio del 19 luglio. Se queste sono le premesse…”.
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