La nota della Conferenza delle Regioni che prospetta un riparto del payback dispositivimedici, con una quota per l’Umbria che sarebbe intorno ai 40 milioni, ha riaperto il dibattito sui conti della sanità e sulla manovra con l’aumento dell’Irpef (e dell’Irap dal prossimo anno) approvata dalla Regione Umbria e giustificata dall’amministrazione regionale proprio con la necessità di mettere in ordine i conti della sanità.
Una nota, quella circolata in Conferenza delle Regioni, che però necessità del via libera del Governo per chiudere questa vicenda nazionale relativa al triennio 2015-18. Che in Umbria coinvolge circa 650 imprese.
Nel frattempo, l’opposizione di centrodestra, che aveva sempre rivendicato l’esistenza di questo credito, torna a puntare l’indice contro la manovra. La maggioranza ribadisce invece che quel credito non è esigibile e che comunque non può essere messo al momento a bilancio.
L’amministrazione regionale, dopo una serie di precisazioni ufficiose, parla attraverso l’Avvocatura della Regione Umbria. Che ricorda che il payback sui dispositivi medici è un meccanismo di politica sanitaria che, in caso di superamento di un tetto di spesa regionale, impone alle aziende fornitrici di questi dispositivi di contribuire a ripianare parte dello sforamento dei tetti che le Ragioni stanziano per questi prodotti.
La battaglia legale
Il 7 maggio 2025 il Tar Lazio ha respinto i ricorsi presentati dalle aziende contro il payback sui dispositivi medici, confermando la sentenza della Corte costituzionale che aveva riconosciuto la legittimità della misura. I rappresentanti delle imprese minacciano però di interrompere le forniture agli ospedali.
Con le sentenze n. 139 e n. 140 del 22 luglio 2024, la Corte Costituzionale aveva infatti già dichiarato legittimo il meccanismo del payback sui dispositivi medici, respingendo le questioni di incostituzionalità sollevate dal Tar Lazio in seguito a migliaia di ricorsi di aziende del settore. La Corte ha qualificato il payback come un “contributo di solidarietà” proporzionato e necessario per sostenere il Servizio Sanitario Nazionale in una situazione economico-finanziaria critica che impedisce a Stato e Regioni di coprire interamente le spese sanitarie con risorse pubbliche.
Citando anche il ministro Giorgetti, la Regione ricorda che il payback dispositivi “non è un credito certo, liquido ed esigibile e pertanto non è possibile agire in via monitoria, bensì agire in via procedimentale e/o contrattuale (azione di responsabilità per danni o compensazione crediti) con pressoché certa successiva dinamica contenziosa cognitiva o processuale amministrativa”.
Dal 2022, comunque, le Regioni hanno richiesto il pagamento del dovuto alle aziende fornitrici (cfr. Determina Direttoriale n. 13106/2022 Regione Umbria). Ma e sono seguiti contenziosi di natura civile e amministrativa, che hanno investito anche il Presidente della Repubblica.
“Le Regioni, ivi compresa l’Umbria – scrivono da Palazzo Donini – devono tenere in considerazione, per obbligo di correttezza contabile, il fatto che, allo stato degli atti, non si è in presenza di un credito certo, liquido ed esigibile. Quindi la posta economica derivante dall’eventuale pagamento del payback dispositivi non può avere a posteriori ricadute sull’anno contabile chiusosi, cioè il 2024, e non può quindi incidere a compensazione del disavanzo 2024 né quindi poteva in alcun modo intervenire sulla necessità della manovra che la Regione è stata costretta a fare”.
L’ipotesi di accordo
In questi giorni, dopo la sentenza del Tar, è in discussione una proposta normativa, sostenuta dalle Regioni, che prevede l’intervento dello Stato a garanzia delle somme relative al payback dei dispositivi medici che non dovessero essere pagate dalle aziende fornitrici alle Regioni a seguito delle recenti decisioni dei giudici amministrativi.
Il Governo dovrebbe fare un’apposita norma per consentire nel corso dell’esercizio 2025 di rendere i relativi crediti della Regione esigibili e quindi liberare gli eventuali accantonamenti iscritti in bilancio. “Questa norma – chiariscono ancora da Palazzo Donini – non impatterebbe comunque sul disavanzo e sulla verifica del 2024 conclusa nel mese di aprile dalla Regione Umbria. Se le Regioni daranno la propria intesa, a seguito dell’eventuale approvazione della norma e delle indicazioni dei Ministeri, si faranno apposite scritture contabili e, solo in base alla determinazione dei risultati del 2025, si potrà valutare come inserire in bilancio le eventuali quote”.
Tra rischio per le imprese e mannaia Corte dei conti
Scrive ancora la Regione: “Se ci saranno maggiori risorse saranno certamente utilizzate per la sanità, ma il rischio a livello nazionale e umbro è il fallimento di migliaia di aziende che, oltre a devastare il tessuto economico e sociale, metterebbe a rischio la fornitura dei dispositivi medici a ospedali e interi territori”.
Un problema, certo. Come lo sarebbe, d’altro canto, di fronte alla Corte dei conti che ha già chiesto chiarimenti sulla gestione della vicenda “conti della sanità”, a cominciare dallo studio affidato a Kpmg, qualora non venisse fatto di tutto per far rientrare nelle casse pubbliche il credito, una volta diventato esigibile.
Minacce di querele
Palazzo Donini minaccia anche querele, con “richiesta di risarcimento per danni a tutela dell’immagine degli amministratori, dell’istituzione regionale e per trasparenza e correttezza nei confronti dei cittadini”, in caso di “informazioni fuorvianti e non corrette anche pubblicate”.
Conti sanità e tasse
Al momento, comunque, una lettera del governatore Fedriga ai colleghi presidenti di Regione, in cui invita a non effettuare azioni in attesa che il Governo si faccia garante dell’accordo per chiudere la partita payback dispositivi, “congela” i crediti. Insomma, i soldi arriveranno, come diceva il centrodestra, anche se non sono certi tempi, modalità ed entità. Ma al momento non possono essere messi a bilancio, come diceva il centrosinistra.
Resta da capire, a questo punto, se e quando (e quanto) ci sarà questa entrata una tantum, ma comunque per decine di milioni di euro, l’amministrazione regionale deciderà di sforbiciare l’aumento di tasse disposto con la manovra. Almeno per la parte relativa alla ricostituzione del fondo che, come il payback dispositivi per il periodo 2015-18, non rientra nella gestione ordinaria dei conti delle sanità.
La replica dell’opposizione
A stretto giro arriva anche la nota dei consiglieri di opposizione. Che evidenzia l’anomalia di un documento dell’Avvocatura regionale dal contenuto “palesemente politico”.
Ed a proposito delle possibili querele, il centrodestra scrive: “È inaccettabile che in un Paese civile e democratico come il nostro, la maggioranza di sinistra in Regione Umbria si permetta di minacciare procedimenti legali contro chiunque osi raccontare la verità. Proprio loro che si riempiono la bocca di democrazia, continuano imperterriti a voler imbavagliare chi non si allinea alle loro posizioni e smaschera le bugie che cercano di nascondere dietro una finta trasparenza”.
Poi, i consiglieri di opposizione parlano del merito della questione del payback dispositivi medici, ribadendo che si tratta di “risorse che avrebbero potuto evitare la pesante stangata fiscale che la sinistra ha inflitto ai cittadini umbri e che metterà in ginocchio famiglie, imprese e lavoratori”.
Si evidenzia che è già fissata la Conferenza delle Regioni per lunedì prossimo, 26 maggio, proprio per la finalizzazione dell’accordo con le aziende farmaceutiche, cui il Governo sta andando incontro con un intervento economico importante che sancirà la chiusura di qualsiasi contenzioso. Peraltro, i ricorsi in merito sono già stati tutti respinti dal Tar.
“L’atteggiamento dell’attuale Giunta regionale, che cerca di minimizzare l’impatto del payback e addirittura minaccia vie legali contro chi osa sollevare il velo sulla verità – evidenzia il centrodestra – è un comportamento che non può e non deve trovare spazio in una civiltà democratica. Se pensano di mettere a tacere la verità con lo spauracchio delle denunce, si sbagliano di grosso: non arretreremo di un solo millimetro”.
Una polemica che esplode nel giorno della par condicio: “È del tutto evidente – scrive il centrodestra – come la Regione Umbria abbia diffuso proprio oggi questa nota di minacce e di mistificazione dei fatti, alla vigilia del voto amministrativo di Assisi e Amelia, nel maldestro tentativo di influenzare l’opinione pubblica e coprire le proprie responsabilità politiche. Una strategia elettorale che chiunque può comprendere e che dimostra quanto la sinistra sia ormai, priva di argomenti, costretta ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare le proprie scelte fallimentari”.
E ancora: “Il meccanismo del payback, come più volte ribadito da esponenti nazionali e regionali, non solo è legittimo, come confermato dalle sentenze della Corte Costituzionale, ma rappresenta un credito per la Regione Umbria, anche se la giunta insiste a definirlo incerto e non esigibile. Non possiamo tollerare che la sinistra continui a scaricare su altri le proprie responsabilità mentre si ostina a negare l’evidenza e a mistificare i dati reali”.
(notizia aggiornata alle 18.47)