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PAPA AD ASSISI, REGIONE UMBRIA IN FIBRILLAZIONE DOPO PROPOSTA DI MONSIGNOR PAGLIA

Redazione

PAPA AD ASSISI, REGIONE UMBRIA IN FIBRILLAZIONE DOPO PROPOSTA DI MONSIGNOR PAGLIA

Mer, 05/01/2011 - 11:45

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di Carlo Vantaggioli

Ogni Capodanno ci si aspetta di poter vedere sin da subito qualcosa di prodigioso e innovativo che preannunci almeno una tendenza positiva e che ci metta di buon umore per il resto dei prossimi 364 giorni rimanenti. Per il 2011 ci mette lo zampino Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni e Presidente della Conferenza Episcopale Umbra, che lancia quella che a nostro modesto parere, non è solo una semplice ed innocua proposta, ma una vera e propria provocazione, ovvero inserire un esplicito riferimento a S. Benedetto e S. Francesco all'interno dello Statuto Regionale.

Vale ricordare che il tipo di richiesta è ormai una costante nel dialogo tra Stato e Chiesa degli ultimi tempi, un dialogo che tende a coniugare, anche artatamente, vissuti storici e sensibilità individuali di natura profondamente non confessionale a principi, e a volte dogmi, della chiesa cattolica episcopale. Ne è un esempio l'aspra, quanto inutile, discussione sul richiamo alle radici cristiane dell'Europa, o l'allocuzione solitaria del Cardinale Tarcisio Bertone davanti a Porta Pia nella ricorrenza dedicata e nel silenzio assoluto dei tanti rappresentati dello Stato presenti.

Le parole del Vescovo di Terni hanno prodotto nella giornata di ieri sulla politica in generale e soprattutto sull'Ente regionale un effetto “vaso di Pandora”, che ha fatto fuoriuscire un profluvio di dichiarazioni, persino imbarazzanti che vale la pena di segnalare a futura memoria.

Da sempre amanti del cinema, la prima cosa che ci è venuta in mente è l'avvertimento lanciato da Don Vito Corleone al figlio Michael, quando questi si appresta ad un pericoloso incontro con le famiglie mafiose, e gli dice ” Chi ti avvertirà della nostra famiglia per dirti dell'incontro, quello è il traditore”. Ed in Regione ieri mattina, indovinate un po', i primi a parlare sono gli uomini del Pd. Colpiti da una insolita fregola di esternazione, il primo a parlare è il Presidente del Consiglio Eros Brega (Pd) “Il rispetto della laicità delle istituzioni e il richiamo a San Francesco e San Benedetto nello Statuto della Regione possono convivere, senza escludersi l'una con l'altro, ma rafforzando l'identità dell'Umbria quale culla dei due Santi e dei principi della pace, del dialogo, del rispetto delle culture. Non si tratta – spiega il presidente – di sostenere una questione spirituale, né politica. Si tratta, invece, di riconoscere e valorizzare la regione nelle sue radici culturali più profonde e darle una dimensione sovraterritoriale”. Excusatio non petita…poiché non si tratta di politica o questione spirituale (l'ovvio al potere) appare persino semplice dire che la proposta poteva essere lasciata li, proprio in quanto ripropone un fatto storico che nulla ha a che fare con la struttura giuridica e fondativa dell'Ente regionale. Non si comprende come il contenitore possa influenzare gli uomini e non, piuttosto, il contrario. Ma evidentemente il problema non è nella natura della proposta di Paglia che fa l'uomo di chiesa da una vita, ed anche molto bene peraltro, ma nella natura dei politici che, cambiando colore alle idee, perdono strada facendo, loro si, il senso delle loro radici costretti così a navigare a vista in un mare di parole.

Prosegue in giornata la matricola regionale Luca Barberini (Pd) che ritiene “giusta e profondamente condivisibile” la proposta di Paglia “per definire ancor meglio quelle radici di pace, e tolleranza che rappresentano un valore sempre vivo e attuale lasciatoci dalla testimonianza umana e religiosa dei due santi umbri”. Ecco definiamole bene queste radici al punto che come l'abbecedario ci serve sempre qualcosa di scritto per ricordarcelo? Par di vedere il Barberini tirare fuori di corsa lo statuto regionale per ricordarsi di essere tollerante e pacifico quando si incavola per il logorio della vita moderna.

E nella “santa fumigazione” sul tema non poteva mancare una classica tiritera che l'Udc interpreta molto bene, soprattutto pro domo sua, ad opera della consigliera Sandra Monacelli che ti piazza l'uppercut che mancava nel match “Un invito opportuno e condivisibile nell'accelerazione del processo di revisione dello Statuto regionale che nella sua approvazione era rimasto schiacciato da un falso concetto di tolleranza e più ancora da una ingiustificata deriva laicista”. Ed ancora in un impeto di bon ton su come si ricevono gli ospiti a casa “Se i capi delle principali religioni del mondo accettano di incontrarsi ad Assisi e non si sentono offesi dall'invadenza della spiritualità francescana, allora credo che più e meglio possa fare il Consiglio regionale dell'Umbria, riconoscendo le peculiarità che hanno determinato la coscienza storica e l'identità, oggi negata, dell'intera comunità regionale”. Ora magari, è divertente capire se, se la sta prendendo con l'invadenza francescana (forse per non essere troppo invadenti basterebbe velare gli affreschi del Giotto), o se qualche comunistaccio le impedisce di pregare la mattina prima di adempiere ai suoi compiti in Regione, ipotesi collegabile con le dure parole sulla deriva laicista e la falsa tolleranza umbra sancita nel “vecchio” statuto. Famosissime al mondo entrambi, verrebbe da dire!

Si aggiunge all'allegra compagnia Andrea Smacchi (Pd), che avverte “La questione è delicata e verrà messa in calendario quanto prima per avere più tempo possibile per esaminarla”. Ma il picco di “tenerezza” lo si raggiunge quando lo Smacchi ricorda quasi sommessamente “Mi sono personalmente battuto per la difesa del sito francescano di Piandarca, proprio per il suo valore storico, spirituale e religioso, un capitale universale da difendere istituzionalmente nell'interesse esclusivo della collettività, quindi non mi tirerò di certo indietro ora che c'è la concreata possibilità di dare a questi due santi il richiamo che meritano”. Come dire “Sono unto, datemi uno spadone e vi trincio la statuto per farne uno nuovo”. Ora uno si aspetta che per par condicio Smacchi difenda anche qualche sito storico del dimenticato S. Benedetto che finora non è stato oggetto delle sue battaglie politiche. Chissà se lo fanno entrare in quel di Norcia.

E perché non ci si perda in chiacchiere, chiude la giornata dell'Osanna libero e bello, Raffaele Nevi (Pdl) che la butta li pragmaticamente “Siamo consenzienti e per questo chiediamo che venga fatta la modifica prima della visita del Papa ad Assisi” aggiungendo per i duri di orecchie “Visto che anche una parte della sinistra lo condivide, siamo pronti anche a una votazione trasversale pur di arrivare al risultato di avere uno Statuto più attento alla storia, alla cultura e alla tradizione della nostra Regione”. Ecco fatto e che non se ne parli più, tanto per stare nelle regole.

Come si può notare, in Regione non manca classe politica di razza e di tutte le razze che sa come valorizzare la provocazione di Mons. Paglia.

Non crediamo servano molte chiose a ciò che i politici, di ogni colore e grado, sono riusciti a elaborare in questa occasione. Ci premeva semmai far capire qual è il retroterra culturale su cui si muovono quando vengono “titillati” nei punti giusti.

Le radici storiche di ognuno di noi sono immutabili come lo è anche il senso della nostra spiritualità che per alcuni può anche essere vissuta in modo religioso, mentre per altri rimane un fatto personale e non pubblico. Questa regione più di altre non ha a che fare con falsi concetti di tolleranza e di laicismo. Qui, più che altrove, vige l'equilibrio dell'Ora et labora benedettino e la Gioia e Letizia francescana, che sono il fondamento di un piccolo popolo sviluppato nei secoli in un clima di salde relazioni familiari e territoriali aldilà di tutte le tempeste passate.

Scriverlo nello statuto regionale è davvero inutile ed anzi assume la dimensione di ciò che “appare” piuttosto che “essere”. Questa didaditticità dello spirito è tipica di questa fase storica della Chiesa che ha bisogno di conferme scritte della sua penetrazione tra la gente. Ed è tipico di certe menti politiche correre dietro a tutto perché alla fine “non si sa mai…portasse voti”. Amen! E che Dio ce ne scampi e liberi.


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