Non è un problema di fondi quello che sta bloccando il completamento del Palatenda di via Laureti, a Spoleto, che – nato male – da una decina d’anni attende degli interventi che lo possano rendere effettivamente fruibile. La Croce Rossa interviene dopo l’anomalo intervento del sindaco Umberto De Augustinis, che sollevava dubbi sul protocollo d’intesa sottoscritto a giugno 2017 e sulle capacità di finanziamento dell’associazione, respingendo la palla al mittente.
I soldi ci sono, chiarisce la CRI (anche se non evidenzia quanti, effettivamente, a disposizione per Spoleto degli oltre 20 milioni di euro raccolti dal numero verde istituito post terremoto del 2016), il problema è il Comune che non ha dato seguito a quanto previsto dal protocollo.
“In relazione a quanto emerso su alcuni mezzi di comunicazione in merito al protocollo di intesa per i lavori di completamento della tensostruttura di Spoleto, è opportuno precisare che non è vero che la Croce Rossa Italiana non dispone dei fondi necessari. Semplicemente, è il Comune a non essere ancora in possesso della struttura”. Così Flavio Ronzi, Segretario Generale della Croce Rossa Italiana, interviene in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Spoleto.
“Un impegno, quello di riscattare ed estinguere il leasing che attualmente grava sul palatenda, che era espressamente previsto nel documento firmato e che, a oggi, non è stato ancora portato a termine. È chiaro che, alla luce di questi fatti, ogni altro discorso realizzativo diventa prematuro. Siamo certi che il Sindaco di Spoleto sia concorde con noi sul fatto che la Croce Rossa Italiana non possa impegnare le somme di cui dispone per un bene che ancora non risulta nella disponibilità dell’ente pubblico. A questo punto – prosegue il Segretario Generale della CRI – chiediamo al Primo Cittadino chiarezza sugli impegni assunti dal Comune di Spoleto: qualora, per qualsiasi ordine di ragione, non sussistesse più la volontà di procedere alla realizzazione dei lavori previsti dal protocollo, crediamo sia opportuno farcelo sapere, in modo da poter impegnare queste somme in altri progetti a favore del territorio, come già si sta facendo in altre realtà e in accordo con le istituzioni, e nell’interesse di una comunità sempre più coesa e pronta a rispondere alle emergenze”.
La nota della Croce Rossa, quindi, fuga ogni dubbio sui progetti previsti per il Centro Italia, come ad esempio anche il palazzetto del tennis di Norcia per il quale era previsto un progetto simile a quello di Spoleto, pur trattandosi di un diverso tipo di struttura. Lo stop alla riqualificazione del Palatenda, quindi, sarebbe meramente una scelta politica, anche se si è cercato, a questo punto, alla luce della nota diramata dal sindaco spoletino ieri, di far passare come volontà di altri. Un po’ come ipotizzavano ieri l’ex vicesindaco facente funzione Maria Elena Bececco ed il suo gruppo.
Cosa succederà quindi ora alla struttura di via Pasquale Laureti? Di certo realizzare il Palatenda, ‘creatura’ dell’ex assessore allo sport Gilberto Stella, è stato un errore, apparendo sin da subito come avrebbe avuto una spesa altissima non servendo praticamente a nulla viste le sue caratteristiche e l’impossibilità di dotarlo di tutto il necessario. Ma essendo stata avviata la realizzazione, alle Giunte successive (quella guidata da Daniele Benedetti prima e poi quella di Fabrizio Cardarelli) non è rimasto altro che completare lo sfortunato palazzetto, cercando di renderlo utilizzabile. Impensabile l’idea di lasciarlo così o addirittura smantellarlo: allo spreco di denaro – che è innegabile, vista la situazione della struttura dopo quasi 10 anni dalla sua realizzazione – se ne aggiungerebbe altro. Per questo il progetto della Croce Rossa era stato accolto con favore dalla passata amministrazione comunale: avrebbe finalmente consentito di acquistare il doppio telo di copertura, ma anche di realizzare altri interventi per far sì che la struttura sportiva potesse finalmente avere un senso, rendendola utilizzabile anche in caso di calamità naturali. Come andrà a finire, però, ora non è per niente chiaro.