Le novità dello schema preadottato dalla Giunta e le caselle ancora da riempire nel confronto politico | Così i nuovi territori
Lo schema del nuovo Piano sanitario regionale c’è, preadottato dalla Giunta. Con la griglia definita: 2 Aziende ospedaliere e 2 Aziende sanitarie, articolate in 5 distretti sanitari. Su cui saranno presenti Case della Comunità e Ospedali di Comunità. E strutture private, per le quali è prevista una nuova forma di accreditamento.
Non tutti i nomi, però, sono ancora assegnati alle varie caselle. Quello avverrà quando la politica avrà trovato la quadra. E non è detto che, fino all’approvazione finale in Consiglio regionale, anche qualche casella non sia aggiunta o eliminata del tutto.
Vediamo, intanto, cosa emerge dallo schema preadottato da Palazzo Donini.
Sanità, la cabina di regia
A governare il sistema sanitario regionale umbro sarà una Cabina di regia composta dalla presidente e dall’assessore alla Sanità. Che si rapporterà a un board con i 4 direttori delle Aziende e i 3 direttori regionali (Salute e Ambiente e amministratore unico di Us&S e Ud).
A valutare i risultati sarà il C.Re.Va. (Comitato regionale di valutazione), “organismo interno alla Direzione regionale Salute e Welfare ed a supporto della Giunta regionale”.
I nuovi Distretti sanitari
I Distretti passano da 12 a 5.
Nella Asl 1 vengono così accorpati:
- Ausl 1 Nord-Ovest (Trasimeno e Alto Tevere) con una popolazione di 133.611 abitanti
- Ausl 1 Centro (Perugino e Media Valle del Tevere) per 251.389 abitanti
- Ausl 1 Nord-Est (Assisano e Alto Chiascio) per 116.220 abitanti
Nella Asl 2:
- Ausl 2 Sud-Est (Foligno, Spoleto e Valnerina) per 156.394 abitanti
- Ausl 2 Sud-Ovest (Terni, Orvieto, Narni-Amelia) per 223.813 abitanti
Per ogni Azienda sanitaria sarà creata la figura del coordinatore dei Distretti. Che assume la direzione di ciascuna delle 5 sedi spoke che, insieme all’hub, costituiranno la Centrale operativa unica territoriale (Cot)
Accanto a misure per implementare la medicina territoriale (ad esempio con la costituzione delle Aft pediatriche o l’introduzione di medici di famiglia o di comunità), servizio rivolto agli operatori socio-sanitari allo scopo di “assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza socio-sanitaria”.
Sul territorio opereranno poi le Case della Comunità (CdC) e gli Ospedali di Comunità (OdC).
Le Case di Comunità
Le prime saranno collegate con le Rsa, gli hospice e le altre strutture di prossimità. Attualmente ne esistono quattro: le Case della Salute di Marsciano, Città della Pieve, Trevi e Bastia Umbra. Se ne prevede la costituzione di altre, attraverso i fondi del Recovery Found.
Ospedali di Comunità
Svolgeranno una funzione “intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero”. L’OdC – si legge nel testo – ha un numero di posti letto di norma tra 15 e 20 e può avere una sede propria, essere collocato in una Casa della Comunità, in strutture sanitarie polifuzionali, in presidi ospedalieri riconvertiti, in residenze socio-sanitarie o all’interno di un ospedale. Ma fa riferimento sempre all’assistenza territoriale. Ed è destinata a pazienti fragili o cronici a seguito del riacutizzarsi della malattia; pazienti dimessi, con multimorbità, ma che hanno ancora bisogno di assistenza; pazienti che necessitano di assistenza nella somministrazione di farmaci o nell’uso di dispositivi; pazienti che necessitano di supporto riabilitativo.
Il ricovero negli OdC ha una durata massima di 20-30 giorni. L’assistenza infermieristica è garantita h24, quella medica per almeno 4 ore 6 giorni su 7.
Sempre attraverso il Recovey Found la Giunta prevede la realizzazione, entro il 2026, di 5 presidi, attraverso l’adeguamento di Rsa.
La riorganizzazione della rete ospedaliera
Tutto questo si aggancerà con la “riorganizzazione della rete ospedaliera“, il vero nodo del Piano. Su cui si concentrerà il dibattito politico, anche sotto la spinta dei territori.
Nello schema si legge che tale revisione “avrà come obiettivo quello di definire la capacità delle strutture ospedaliere e rideterminarne la vocazione, al fine di assicurare un’elevata sicurezza e qualità nell’erogazione delle cure ai cittadini”.
Insomma, i piccoli ospedali non avranno una funzione generalista, ma una specializzazione a seconda dell’integrazione con il nosocomio maggiore a cui sono collegati.
Ospedali Foligno, Spoleto, Valnerina:
c’è il gruppo di lavoro per l’integrazione
Privati e nuovi sistemi di accreditamento
L’altra novità riguarda il cambio delle regole “dei percorsi di autorizzazione e di accreditamento delle strutture operanti nel sociale”. E qui si apre il fronte dell’integrazione con i soggetti privati, sul quale maggioranza e opposizione si sono più volte già scontrate.