Il “Journal of Investigative Surgery” di Londra, prestigiosa rivista scientifica dedicata alla diffusione di studi di altissimo interesse per la ricerca in chirurgia, ha recentemente pubblicato i risultati dello studio scientifico condotto dal gruppo di chirurgia generale del “San Matteo degli Infermi” di Spoleto diretto dal Dott. Giampaolo Castagnoli, in collaborazione con la Seconda Università degli Studi di Napoli, l’Università di Siena, l’Istituto Nazionale Tumori “San Giovanni Paolo II” di Bari e l’Università “La Sapienza” di Roma.
“Il tumore dello stomaco, nonostante il progressivo decremento dell’incidenza, rappresenta ancora oggi la terza causa di morte cancro-correlata a livello mondiale” – spiega il dott. Castagnoli.
“Nonostante i recenti progressi nella diagnostica così come negli approcci terapeutici – prosegue il professionista del nosocomio spoletino – la chirurgia resettiva con una linfadenectomia estesa sono ancora considerati il gold standard curativo per i casi non metastatici. Negli ultimi anni, però, molti chirurghi si sono interrogati sulla necessità di continuare ad associare all’intervento di gastrectomia anche l’asportazione del piccolo omento, ma nessuna raccomandazione valida da un punto di vista scientifico è stata proposta”.
“Dall’ampia esperienza, chirurgica e di ricerca, nel trattamento di centinaia di pazienti con tumore dello stomaco che ho maturato alla “Chirurgia Gastroenterologica” della Università di Napoli diretta dal Prof. Natale Di Martino – afferma il responsabile della ricerca, il Dott. Luigi Marano – ho deciso di focalizzare l’obiettivo dello studio sulla valutazione, in termini di efficacia oncologica e di sicurezza, della cosiddetta ‘bursectomia’ per il trattamento chirurgico dei pazienti con cancro. I risultati scientificamente inequivocabili ottenuti dall’analisi di circa 1400 casi di cancro gastrico hanno evidenziato che non è necessario prolungare il già delicato intervento chirurgico di gastrectomia con l’asportazione del piccolo omento indistintamente per tutti i casi, riservando tale procedura solo ad un selezionato sottogruppo di pazienti che ne possono realmente beneficiare in termini di incremento della sopravvivenza globale e della sopravvivenza libera da malattia”.
La ricerca, l’innovazione ed una continua e costante formazione. Queste le strade da seguire per vincere la battaglia contro il cancro. Ne sono convinti i chirurghi del “San Matteo degli Infermi” che, ancora una volta, forniscono una risposta scientificamente concreta su scala internazionale a quesiti di estremo interesse.
“Il nostro scopo è di curare il paziente oncologico con trattamenti mirati – dichiarano i chirurghi spoletini – e grazie ai progressi fatti dalla ricerca stiamo arrivando ad una chirurgia di altra precisione che riesce a definire il migliore trattamento per singolo paziente in modo da guarire la sua malattia con maggiore efficacia”.