Ha chiesto di costituirsi come parte civile la Asl 2 dell’Umbria nel procedimento a carico di 68 sanitari dell’ospedale di Foligno accusati a vario titolo di falso ideologico, truffa aggravata ed esercizio abusivo della professione medica. Questa mattina al tribunale penale di via XIV settembre a Perugia il Gup Giangamboni ha rinviato al prossimo 18 febbraio, quando inizierà la discussione e ci vorranno almeno un paio di udienze per sentire tutti gli indagati, dopodiché vedremo se, e per quanti di loro ci sarà il rinvio a giudizio.
Falsi ricoveri per non pagare gli esami. La bufera ha investito l’ospedale San Giovanni Battista nel 2013 quando un’inchiesta del Nas dell’Umbria ha portato alla luce il trucco con cui, secondo l’accusa mossa dal pm Giuseppe Petrazzini, gli indagati “attestavano falsamente nel sistema informatico Web-lis (in uso per l’effettuazione degli esami ematochimici) lo stato di ricovero dei beneficiari delle prestazioni”.
Il trucco del “sistemone”. In pratica sarebbe stato in un uso un metodo illecito per il quale bastava inserire un password nel “sistemone” dell’ospedale per ottenere analisi di vario tipo ad un parente od un amico senza fargli aspettare il tempo della lista d’attesa e senza fargli pagare quanto dovuto. Cosa che è prassi, ma soltanto se si è ricoverati in ospedale o si arriva come urgenza passante dal pronto soccorso. E proprio qui stava il trucco secondo l’accusa: “molti degli indagati attestavano falsamente nel sistema informatico Web-lis (in uso per l’effettuazione degli esami ematochimici) lo stato di ricovero dei beneficiari delle prestazioni”. Tradotto: falsi ricoveri. I reati ipotizzati farebbero riferimento ad un periodo compreso tra il 2010 e il 2011.
Le difese. Tutte da verificare ancora le responsabilità, come sottolineato dall’avvocato Silvia Stancati che si occupa della difesa di alcuni degli imputati, con lei anche gli avvocati Di Mario, Viti, Pugliese, Ranieri, Mucci, Spina e molti altri.
Decurtati dallo stipendio gli esami non pagati. Dallo scatenarsi dell’inchiesta la Asl di Terni (allora non c’era ancora stato l’accorpamento tra le Asl dell’Umbria), ha avviato provvedimenti disciplinari nei confronti dei coinvolti, decurtando direttamente dalle buste paga dei dipendenti “infedeli” le somme relative al costo degli esami inseriti nel “sistemone” e non pagati.