Venerdì il commissario Covid generale Francesco Paolo Figliuolo sarà a Perugia. Per verificare l’andamento della campagna di vaccinazione, secondo il giro che sta effettuando tra le regioni italiane.
Ma venerdì mattina alle 12,30 inaugurerà il Modular Hospital di Terapia Intensiva all’ospedale di Perugia. I famosi moduli per ampliare le terapie degli ospedali ideati dal suo predecessore come commissario Covid, Domenico Arcuri.
Un piano ideato a livello nazionale praticamente un anno fa, nel giugno del 2020. Quando l’Italia si doveva preparare alla possibile seconda ondata del Covid, in autunno. E diventato invece operativo a novembre. Con un ancora un mese abbondante da attendere, perché quell’operatività fosse effettiva.
E’ arrivata quella seconda ondata. E anche la terza. Iniziata in Umbria, dove il 7 gennaio Arcuri, ancora in veste di commissario, annunciava – in una conferenza stampa insieme alla governatrice Tesei – di aver firmato il 31 dicembre l’affidamento dei lavori per le quattro strutture modulari destinate ad ampliare gli ospedali di Perugia, Terni, Città di Castello e Foligno. Costo 8,1 milioni di euro. Più interventi strutturali per un importo complessivo di 25 milioni di euro. Tutti finanziati dal Governo.
Tempi di consegna previsti: entro il 19 a Perugia e Terni e il 24 febbraio Città di Castello e Foligno.
Arcuri, in quella sede, parlò di Umbria “virtuosa“, essendo una delle prime regioni in cui partiva l’attivazione dei suoi moduli. Parole di circostanza, disse qualcuno. Anche perché nelle settimane precedenti c’erano stati scambi di accuse sui ritardi di un progetto ideato a giugno. Ma effettivamente, l’Umbria partiva con un progetto che altrove era ancora sulla carta.
La Regione aveva lamentato di aver avuto il via libera dall’Esecutivo solo in autunno. Scegliendo tra l’altro di affidare proprio alla struttura del commissario la gestione del lavori. In mezzo c’era stata un’estate in cui Roma non ha chiamato Perugia e Perugia non ha chiamato Roma.
Ma a gennaio, con i vaccini in arrivo, anche i nuovi moduli di Arcuri sembravano un’ancora di salvezza per un’Umbria che aveva visto arrivare i militari a montare l’ospedale da campo in due giorni per far fronte alla carenza di posti letto. Con gli ospedali di Pantalla e Spoleto riconvertiti interamente a strutture Covid. E un accordo con le Marche per portare i pazienti nella struttura fatta allestire da Bertolaso a Civitanova Marche, in caso di necessità.
In mezzo, poi, la vicenda dei ritardi dell’ospedale civile da campo, finanziato dalla Banca d’Italia per un appalto gestito, in quel caso, dalla Regione.
Da lì a qualche giorno, l’Umbria ha visto a gennaio impennare i casi di contagio. Ed ha scoperto, prima regione in Italia, una diffusa circolazione delle varianti inglese e brasiliana, tanto che nel Perugino era stata istituita la zona rossa.
Ora che l’Umbria si appresta a diventare il 14 giugno zona bianca, arrivano a Perugia i moduli di Arcuri. Che seguono di qualche giorno quelli inaugurati a Foligno e Terni, con Città di Castello che manca ancora all’appello. A Perugia si inaugurano il 28 maggio. Cinque mesi dopo l’affidamento dei lavori. E 100 giorni dopo la consegna prevista.
Le immagini dei cinesi che in tre giorni avevano costruito un intero ospedale modulare a Wuhan, appaiono un miraggio. Anche in tempi in cui in Italia si parla di semplificazioni e di revisione del codice dei contratti.