Venerdì 20 giugno nella Bibliomediateca del Comune di Terni, il Comitato per la difesa e il rilancio dell’Ospedale Santa Maria di Terni ha presentato la proposta della riqualificazione del polo sanitario ampliandola con nuove proposte e progetti. Il Comitato, nato nel maggio 2024, ha già presentato nell’audizione della III Commissione Consiliare regionale del 3 giugno il suo piano di ampliamento e rifunzionalizzazione del polo ospedaliero che ad oggi è considerato di importanza strategica visto il flusso di pazienti che arriva non solo dall’Umbria ma anche dalle province di Viterbo e Rieti servendo un totale di 300.000 pazienti.
Ospedale Terni, progetto alternativo
Il progetto alternativo alla costruzione di un nuovo ospedale a Terni prevede una serie di adeguamento fatti con finanziamento pubblico per evitare il rischio dell’insostenibilità finanziaria. I fondi pubblici sono indispensabili per evitare il “project financing” in cui coesistono investimenti pubblici e privati ma causa di indebitamenti di molte Regioni, poiché questi ultimi presentano poi tassi di interesse elevatissimi. “Gran parte dei debiti del Comune di Terni derivano da project financing del passato così come avvenuto in Veneto e Toscana. Occorre evitare l’indebitamento ultradecennale degli enti in cui il privato oltre che guadagnare riesce anche a schermarsi da un punto di vista legale” spiega Pierluigi Rainone di Medicina Democratica.
L’importanza del benessere e della salute
L’obiettivo è promuovere il dibattito e dare un contributo concreto con la consapevolezza che deriva dal riconoscere l’importanza del benessere e della salute. 280 milioni occorrono per mettere mano alla struttura, di cui 116,500 milioni sono stati messi a disposizione dalla vecchia giunta regionale. L’alternativa della riqualificazione e dell’ampliamento è l’unica alternativa possibile e sostenibile per collettività e ambiente, considerando che la sola riqualificazione impiegherebbe 14 anni e 216 milioni e la delocalizzazione con la nuova costruzione costerebbe invece 513 milioni e 9 anni di esecuzione.
“Ospedale bene comune”
“Nel 2018 c’era una buona qualità e standard eccellenti. Terni insieme a Spoleto sono state le città più penalizzate per il Covid ma occorrono azioni nuove per qualificare l’ospedale con delle previsioni dei costi, con ingegneri strutturalisti ma anche con medici e personale sanitario che abbia esperienza nel settore. Terni è una città che soffre per l’occupazione, la crisi e una serie di problematiche ed è stata anche abusata per questo con promesse vuote e specchietti per le allodole, ma l’ospedale è un bene comune e per questo è necessario un tavolino che parli di questo per l’interesse comune. Un modo per battere l’antipolitica e partecipare attivamente” – così il vicepresidente Gianni Giovannini.
La proposta alternativa al nuovo ospedale di Terni
Il Comitato composto da medici, cittadini, ex lavoratori dell’ambito sanitario ha proposto la rifunzionalizzazione orizzontale flessibile e multidisciplinare con diverse proposte: l’ampliamento delle superfici di 17.000 mq per il parcheggio (aumentando a 600 i posti auto, attualmente 300), il miglioramento dei servizi e delle aree esistenti, rendere più efficiente il pronto soccorso che ad oggi è fuori standard per dimensioni, 700 mq di spazi in più, l’aggiornamento delle dotazioni tecnologiche alcune obsolete e l’installazione di un parco fotovoltaico per la sostenibilità energetica. Risparmiare per investire in altro dunque, tenendo presente due punti: non disturbare l’Ospedale mentre si avviano i lavori di riqualificazione e non demolire le strutture esistenti.
“Intervenire sulle aree disponobili”
Il punto centrale delle proposte del comitato verte sull’utilizzazione di aree disponibili senza far danni: costruire un nuovo blocco di fronte al parcheggio, un nuovo ingresso principale al piano -1 con un’aula ambulatoriale di 2300 mq a disposizione, 4 piani di degenza e 260 posti letto, al piano -2, 2800 mq liberi per avere spazi per tecnologie e attrezzature. Spazi usati diversamente anche per biblioteche, summit sanitari, incontri a carattere didattico. Gli spazi più grandi rappresentano un’esigenza anche nelle stesse sale operatorie che effettuano attività chirurgiche sempre più complesse, con sale sempre più ibride per più settori così da poterne beneficiare sia il cardiochirurgo che il vascolare che il neurologo, altre sale ibride con tac e apparecchi per risonanze magnetiche e strumenti per procedure endovascolari. Esclusa la medicina d’urgenza i reparti di medicina rimarrebbero con continuità nella testata nord. Le critiche non sono mancate.
© Riproduzione riservata