“Ho appreso da giornali e tv locali la preoccupante notizia, speriamo destituita di fondamento, della fine della ‘corsa’ delle Festa dei Ceri per essere inserita tra i beni immateriali dell’Unesco. Nei prossimi giorni interverrò sull’argomento con specifico atto consiliare; per ora, mi limito a dire che se fosse vera la notizia rimbalzata dalla concorrente Viterbo, si tratterebbe una grandissima penalizzazione per l’Umbria e per Gubbio”. Così il consigliere regionale Orfeo Goracci che sottolinea anche come le risposte che ha letto sull’argomento gli siano sono parse “blande e di scarsa efficacia a fronte dell’impegno che da anni ed anni è stato profuso per raggiungere quel risultato di riconoscimento che, peraltro, sempre più spesso veniva dato come vicino”.
“Ancora nei mesi scorsi, quando in Consiglio regionale si approvavano leggi sui Ceri di Gubbio, da me sostenute e votate, i miei interventi – ricorda Goracci – hanno sempre sottolineato l’utilità della legge come spinta anche al riconoscimento dell’Unesco. Non so se è stato fatto tutto quello che si doveva (nutro forti dubbi al riguardo) ma ora non è il tempo delle polemiche e la cosa immediata da fare è cercare di sapere con certezza le tappe e i tempi delle scelte che l’Unesco farà. In questo senso invito la Regione Umbria (la presidente e l'assessore alla Cultura) e il Comune di Gubbio a cercare ed andare subito a Roma e a Parigi. Alla Regione ribadisco, al di là del riconoscimento da parte dell’Unesco della Festa dei Ceri quale patrimonio immateriale dell’umanità, di agire al più presto per l’attivazione della legge regionale 17 del 1992 sull’Istituto per la tutela e valorizzazione del patrimonio folkloristico dell'Umbria a Gubbio e precisamente presso il ristrutturato Villino Marvardi (questa proposta è stata uno dei miei primi atti consiliari fin dall’estate del 2010).
Sarebbe questa – conclude Goracci – una scelta di ulteriore spinta per lo sprint finale nella decisione dell’Unesco e, nella malaugurata ipotesi di risposta negativa, non solo e non tanto un contentino alla Festa che rappresenta l’Umbria, ma una reale opportunità, almeno regionale, per valorizzare di più e al meglio gli studi sul filone relativo alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio folkloristico che tanta importanza hanno per l’Umbria”.