Esperti sulla scena del delitto. Un sopralluogo dell’unità di analisi “crimini violenti” si sta svolgendo in queste ore nel palazzo di via Oberdan, teatro il 27 maggio dell’omicidio di Danielle Chatelain e per il quale la squadra mobile ha arrestato una donna Renate Kette (ad oggi in carcere dopo la convalida della misura cautelare) di 53 anni, apolide ma originaria dell’Albania.
Nella palazzina, dove secondo la ricostruzione e le prime ammissioni dell’indagata, l’anziana sarebbe stata spinta giù dalle scale e poi colpita violentemente alla testa (si pensa che la Kette possa averla afferrata per i capelli sbattendole violentemente il capo contro un gradino) oltre l’unità crimini violenti è presente anche il personale della scientifica di Perugia.
I nuovi accertamenti avrebbero come obiettivo quello di raccogliere ulteriori elementi necessari per stabilire con precisione quanto accaduto quella mattina, in cui, secondo testimoni, la Kette dopo l’omicidio avrebbe acquistato una birra e parlato con una conoscente confessando di fatto il crimine.
L’arrestata, difesa dal’avvocato Saschia Soli, ha ammesso con gli inquirenti la discussione con la vittima e di averla spinta dopo un “impulso” negando però la volontà di ucciderla, per questo gli ulteriori accertamenti saranno utili a chiarire il grado di responsabilità della Kette e se, oltre alla spinta, non vi sia un quadro che descriva una precisa volontà omicidiaria.