“Chiedo Perdono. Io l’amavo. Era la donna della mia vita, ma ho perso la testa. Avevamo litigato, lei si voleva separare, voleva lasciarmi e quella frase ha avuto su di me un effetto devastante”. La frase, quella che avrebbe innescato secondo la difesa di Francesco Rosi la follia omicida che gli ha fatto impugnare il fucile che stava sotto il letto e sparare due colpi verso la moglie Raffaella Presta. Ma per l’accusa è un’omicidio premeditato e la violenza in quel rapporto non era cosa nuova. “Le lesioni? – ha continuato l’agente immobiliare davanti al Gup – Solo due volte le ho messo le mani addosso, altre aggressioni non ce ne sono state”. E le uniche che l’imputato ammette sono proprio quelle testimoniate da messaggi e fotografie che Raffaella ha mandato al fratello e agli amici prima di essere uccisa.
Nove ore di interrogatorio. Perchè Rosi ha chiesto di parlare nella fase dell’udienza preliminare. Quella di ieri è stata la giornata in cui, a fiume, è stato sentito. Ora il giudice ha rinviato al 13 gennaio quando si pronuncerà anche in merito alla richiesta del rito abbreviato presentata dal difensore. Scelta che vale lo sconto di pena in caso di condanna.
“Congelati” 2 milioni e mezzo di euro. Un decisione il giudice già l’ha comunicata. Quella sul sequestro conservativo dei beni dell’imputato avanzata dalle parti civili per oltre 2 milioni e mezzo di euro. Tra le motivazioni il fatto che Rosi avesse, appena dieci giorni prima dell’omicidio, restituito al padre gli immobili di maggior valore che questi gli aveva intestato.
Ma l’altra vittima di tutta questa vicenda è il figlio della coppia. Il minore, rimasto orfano di madre, che al momento dell’omicidio si trovava in casa, nella stanza accanto, pronto per il bagnetto. In aula il legale tutore del figlio ha rassicurato che il bambino si è perfettamente inserito nel nuovo contesto familiare e scolastico (è affidato alla sorella gemella di Raffaella) e che specialisti lo aiutano in questa fase in cui sta prendendo coscienza della perdita della madre.