Denunciare per calunnia la commessa del Compro Oro. E’ questo quello che vuole fare Valerio Menenti, dopo che, secondo lui (e evidentemente anche secondo i suoi legali) le testimonianze degli operatori sanitari del reparto di otorinolaringoiatria avrebbero dimostrato che il tatuatore non sarebbe uscito dall’ospedale dove era ricoverato. Si è alzato in aula oggi al termine dell’udienza che lo vede imputato insieme al padre per l’omicidio di Alessandro Polizzi e ha sferrato l’ennesimo colpo di scena di questo processo in cui il clima è sempre più teso.
Instancabili i familiari della vittima e lei, la supertestimone scampata al massacro, Julia, non hanno perso un minuto di questo lungo processo. Con dignità infinita la madre, il padre ed il fratello ad ogni udienza vedono ripercorse le fasi dell’omicidio, senza perdere mai, nemmeno per un secondo, il controllo.
Se l’arma del delitto è uno dei punti chiave del processo allora oggi si è giocata un partita fondamentale. Chiamati a testimoniare i tecnici della scientifica che l’hanno analizzata, quella Beretta nove per ventuno talmente vecchia da non avere nemmeno una matricola, talmente vecchia da incepparsi al secondo colpo. Salvando così, la vita a Julia. O almeno questo sostiene l’accusa. Perchè la difesa invece è convinta che l’arma non l’avesse portata Riccardo Menenti, ma che piuttosto il padre del tatuatore se la sia trovata davanti, impugnata da Alessandro quando è andato da lui nel cuore della notte per “dargli una lezione” dopo che il nuovo fidanzato di Julia aveva spedito suo figlio in ospedale.
Ma la scientifica non scioglie l’enigma. Non del tutto almeno. Rileva tracce di Riccardo sul cane e sul caricatore e di Alessandro sul grilletto di quell’arma maledetta. Nessuna traccia interna. Chi l’ha caricata, chiunque sia, l’ha fatto usando i guanti. Non solo ma quelle tracce potrebbero essere anche ematiche. E sangue di Alessandro, sul pavimento dell’appartamento di via Ricci ce n’era tantissimo. Ma quello che è parso chiaro, oggi in aula, è stato il tentativo della difesa di insinuare dubbi sulla corretta repertazione delle tracce sulla scena del delitto. Il Pm Gemma Miliani le ha respinte con forza, così come i legali di parte civile. Ormai tra accusa e difese sono finiti i convenevoli. Se mai ce ne siano stati.
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