Prosegue al Tribunale di Perugia il processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, con la giornata dedicata alle arringhe della difesa.
Questa mattina l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Sollecito, ha esposto la sua arringa chiedendo l’assoluzione del suo assistito. Secondo la Bongiorno, Amanda è stata trasformata nel corso della vicenda giudiziaria in una “Venere in pelliccia”, una sorta di mangiatrice di uomini che avrebbe irretito Raffaele e resolo un uomo debole. Un processo “amandocentrico”, ha continuato l’avvocato, i cui pochi indizi sono stati traslati su Sollecito.
Secondo l'avvocato, non ci sarebbero però prove neppure contro Amanda, quindi l’accusa si fonderebbe su indizi deboli e non attendibili. Tra Amanda e Sollecito ci sarebbe solo “amore, tenerezza e fedeltà”.
Non sono mancati da parte della difesa i paragoni letterari, quando Raffaele è stato avvicinato ad un personaggio di Proust, innamorato della sua ragazza, ma ingombrante e scomodo. Centrale per la difesa il fatto che il caso Meredith si sia concluso “solo dopo quattro giorni”: troppa fretta quindi nel considerare il coltello come l’arma del delitto, trovato dalla polizia “con la velocità dei neutrini”, ha continuato la Bongiorno. E infine la presenza di Rudy Guede, il ragazzo ivoriano già condannato a 16 anni in prima battuta, che “conta più di mille prove”. Tutte le tracce lasciate da Rudy, insieme all'impronta di mano insanguinata trovata nella camera della vittima, sono una “foto di chi era presente”, ha incalzato la difesa. “Perché non ci sono quelle di Sollecito e della Knox?”, si chiede la Bongiorno, aiutata dall’avvocato Mauri. “La stanza è stata pulita come sostiene l'accusa? Nessun detersivo – ha concluso la Bongiorno – ha la capacità di coprire le tracce di Dna”.
(AleChi)