È ripreso oggi il processo d’appello di Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l’omicidio dell’inglese Meredith Kercher, già condannati in primo grado con una pena detentiva rispettivamente di 25 e 26 anni. In mattinata l’arrivo in aula dei due imputati, che si sono scambiati sorrisi, parole e occhiolini, seppur da lontano.
Il processo di oggi si è aperto con l’intervento della procura generale, che ha chiesto di poter produrre i documenti relativi “ai controlli negativi” eseguiti dalla polizia scientifica nelle analisi sulle tracce di Dna, rilevazioni che sono state tra l’altro contestate già prima della pausa estiva del processo. La linea della difesa insiste infatti sulla perizia genetica, che aveva messo in dubbio il lavoro compiuto dalla polizia scientifica, a seguito delle tracce presenti sul gancetto del reggiseno di Meredith e sul coltello identificato come arma del delitto. Lo scontro è dunque avvenuto tra i periti superpartes richiesti dalla corte d’Appello e i pm dell'accusa Mignini e Comodi. I periti infatti continuano a sostenere che la quantità minima di Dna individuata sulle prove indiziare non sarebbe sufficiente a provare la colpevolezza degli imputati. Nel pomeriggio è poi intervenuta Patrizia Stefanoni, biologa della polizia scientifica, la quale ha difeso il lavoro del suo ufficio, escludendo la possibilità di contaminazione e ribadendo l’esattezza della precisione del kit di ultima generazione con cui sono state effettuate le rilevazioni. Le difese si sono invece opposte, mentre i giudici si sono riservati di decidere.
L'avvocato Francesco Maresca, parte civile per la famiglia Kercher, ha quindi contestato i periti della Corte, affermando inoltre come la famiglia della vittima sia in realtà amareggiata per l’oblio in cui è finita l’immagine della loro povera figlia, scavalcata dai fatti di cronaca. Si attende domani per la prosecuzione del processo.
(AleChi)
Foto di Stefano Dottori