La corte di Appello di Perugia ha accolto ieri 13 gennaio l’istanza di revisione del processo a carico di Hashi Omar Hassan il cittadino somalo finito in carcere sedici anni fa per la morte della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore, avviando così una nuova fase di istruttoria dibattimentale.
“Il quadro che si prospetta è sconvolgente. Serve verità, anche per rispetto delle vittime”, con queste parole il sostituto procuratore generale di Perugia Dario Razzi ha aperto l’udienza.
Il collegio presieduto da Giancarlo Massei dovrà ora decidere se quella sentenza della corte d’Assise d’Appello di Roma – divenuta definitiva nel 2002 e nella quale Hassan è stato condannato a 26 anni per la morte della giornalista Rai e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuta a Mogadisco il 20 marzo del 1994 – sia da annullare.
L’udienza è stata rinviata al 5 aprile prossimo per sentire i primi testimoni. Il collegio ha ammesso tutte le deposizioni chieste dalla difesa e dalla procura generale. Presenti in aula lo stesso Omar Hassan (che ha scontato 16 anni di reclusione ed è ora affidato ai servizi sociali) e la madre di Ilaria Alpi, Luciana.
Venti testimoni saranno chiamati ora in aula per tentare di ricostruire l’agguato costato la vita ai due giornalisti. Gli avvocati di Hassan hanno chiesto di sentire anche Ahmed Li Rage (detto “Gelle”), che in un primo momento accusò Hassan dicendo di essere stato presente al duplice omicidio e poi ritrattò. La sua è considerata la testimonianza chiave del processo, sempre che si riesca a rintracciarlo in Inghilterra attraverso la rogatoria emessa dalla Procura di Roma.