Sara Minciaroni
Un delitto che non è maturato in ambiente criminale e che non ha legami con le attività della criminalità locale. Un omicidio eseguito per vendetta, dettato dal rancore per precedenti discussioni. Il colonnello Angelo Cuneo lo ha spiegato chiaramente questa mattina nel corso della conferenza stampa tesa a chiarire tutti gli aspetti relativi all'omicidio avvenuto nella notte a Perugia e al reativo arresto del presunto assassino. “La macchina della sicurezza ha funzionato bene – ha spiegato ancora Cuneo – dimostrando che in poco tempo si è giunti al fermo del sospettato e al chiarimento degli aspetti e dell'ambiente in cui è maturato il delitto”.
I fatti. Intorno alle 21.50 i carabinieri vengono chiamati dall'Ostello di via Romana. Mentre al piano superiore la maggior parte degli ospiti si preparava per la notte, al piano inferiore si è consumata la tragedia. Dalla prima ricostruzione degli inquirenti la vittima era vicino ad un fornellino, in una sala comune e si stava preparando una bevanda calda. L'assassino è arrivato e gli ha sferrato un fendente nella regione del torace posteriore sinistro, recidendogli verosimilmente la vena aorta all'altezza dell'addome. Dopo aver sferrato il colpo l'assassino ha minacciato gli altri presenti, intimandogli di non avvicinarsi, rendendo così meno tempestivi i soccorsi. Al loro arrivo i medici del 118 vista la forte emorragia hanno iniziato la rianimazione, andata avanti per oltre un'ora, direttamente sul posto. Tentativi vani. Perchè l'uomo è deceduto durante la manovra di stabilizzazione prima del trasferimento in ospedale.
La fuga. Intanto vengono diramate le ricerche. Tre persone che hanno assistito alla scena, forniscono indicazioni utili per la caccia all'assassino. L'uomo scappa dalla struttura, la centrale operativa inizia ad analizzare il profilo del soggetto e viene diramata la foto alle unità che si occupano delle ricerche, direttamente sui loro smartphone. Elemento di riconoscimento che viene definito è quello dello zainetto del Milan che l'uomo aveva portato con sé e che era stato ben descritto dai testimoni. Le ricerche sono dapprima partite dal centro storico, perchè il sospettato era stato visto dirigersi a piedi verso Borgo XX Giugno. La stazione ferroviaria di Fontivegge diventa poi il luogo migliore dove andare a cercare un fuggitivo con il passaporto in tasca. Quando i militari lo hanno visto arrivare, da via Mario Angeloni, lo hanno riconosciuto subito. Sotto i portici della stazione lo hanno accerchiato e bloccato. Chiamato per nome si è girato, poi ha tentato di nascondere la sua identità, per poi crollare dopo pochi istanti e rassegnarsi all'arresto.
La struttura. L'ostello di via Romana dove è avvenuto l'omicidio è una struttura pubblica che fornisce accoglienza e riparo alle persone disagiate e senza fissa dimora. Per essere accolti basta compilare una scheda di presentazione. La stessa che sia la vittima che il suo carnefice hanno sottoscritto.
La vittima. E' un cittadino tunisino del 1970 le cui iniziali sono G.L. In Italia da qualche anno, viveva di espedienti, con precedenti penali legati anche allo spaccio di droga. Il presunto assassino è invece un cittadino albanese del 1963, incensurato ed in cerca di lavoro e problemi di alcolismo.
Il movente. Il presunto assassino ha dichiarato agli inquirenti che il magrebino, negli ultimi tempi, da quando erano entrambi ospiti della struttura, ogni tanto gli faceva delle battute. Commenti che in lui avevano fatto crescere sempre di più rancore. In particolare il giorno prima del delitto gli avrebbe fatto affermazioni pesanti sulla figlia. Lui sentitosi offeso nella sua dignità di padre avrebbe così dato sfogo alla sua vendetta.
Gli esami. Il magistrato Michele Adragna ha già disposto sull'arrestato gli esami clinici utili a stabilire se al momento dell'omicidio, il sospettato fosse sotto l'effetto dell'alcol. Nelle prossime ore invece verrà eseguita l'autopsia sul corpo della vittima.
L'arma del delitto. Le indagini si concentreranno anche sulla provenienza del coltello, che l'assassino potrebbe aver aver prelevato dal piccolo angolo cottura attrezzato a cucina che si trova appunto nella struttura di accoglienza. Il coltello è stato subito ritrovato, dopo l'omicidio, nel giardino della struttura, forse gettato lì da qualcun altro presente nella struttura, che colto dallo spavento potrebbe averlo spostato dalla scena del delitto, oppure potrebbe essere stato lo stesso killer a gettarlo via prima della fuga.
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