“È stata un’annata difficile - Giorgio Mencaroni - ma il settore olivicolo ha retto meglio il colpo con innovazione e qualità"
L’olio d’oliva è uno dei prodotti più importanti dell’agricoltura italiana e rappresenta un’importante voce di esportazione. Tuttavia, la produzione nazionale di olio d’oliva nel 2022 ha subito una forte contrazione del 37% rispetto all’anno precedente, con una perdita netta di 121mila tonnellate di prodotto. Questo calo produttivo è stato causato da condizioni meteorologiche avverse come la siccità, il caldo e la mosca olearia. Inoltre, l’aumento dei costi di produzione, trainati dall’aumento dei prezzi dell’energia, ha fatto aumentare i prezzi dell’olio d’oliva a tutti i livelli, con un incremento medio del 47% per i prezzi all’origine e del 50% per i prezzi all’ingrosso. Nonostante i rincari, i prezzi al consumo sono aumentati solo del 16%. La reazione del mercato ai prezzi più alti è stata una contrazione del 10% dei volumi di vendita.
Nonostante la contrazione della produzione nazionale, le aziende olivicole sembrano aver retto meglio della media delle aziende agricole nel loro complesso, come dimostrato dall’indice di fiducia delle imprese olivicole, che sebbene negativo, è molto meno basso rispetto all’indice di fiducia delle aziende agricole.
Lo spaccato dell’Umbria
L’Umbria, insieme alle regioni del Centro Italia, è riuscita a contenere i danni rispetto alla produzione nazionale, registando con una crescita del 10,8% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questo aumento è dovuto principalmente all’aumento dei prezzi e non alla quantità di produzione, che è scesa del 37%.
Va ricordato che In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono circa 30mila ettari. La Dop dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani). Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 200, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.
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L’indagine della Camera di Commercio dell’Umbria
Questi i dati che emergono dall’indagine della Camera di Commercio dell’Umbria ma che allarga il suo orizzonte a tutta l’Italia. “È stata un’annata difficile per l’olivicoltura italiana – dichiara il presidente Giorgio Mencaroni – ma il settore olivicolo, su cui si è lavorato in termini di innalzamento della qualità, ammodernamento, innovazione a tutti i livelli, ha retto meglio il colpo. Ed è questa la strada da continuare anche in Umbria, dove molto si è fatto ma molto resta ancora da fare per favorire un nuovo percorso per la crescita della filiera olivicola, incrementandone competitività e produzione di qualità, agevolando l’innovazione e l’aggregazione delle imprese”.