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Oggi è la festa dell'Epifania. Precetto cristiano e mistero, nella visita dei Re Magi a Gesù bambino

Redazione

Oggi è la festa dell'Epifania. Precetto cristiano e mistero, nella visita dei Re Magi a Gesù bambino

Dom, 06/01/2013 - 07:05

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Carlo Vantaggioli

L'epifania è manifestazione del divino. E su questa interpretazione c'è sempre stato accordo tra coloro che a vario titolo hanno parlato dell'argomento. Sgombriamo subito il campo quindi dall'equivoco popolare della festa della “Befana”, manifestazione pagana di doni portati ai bambini. L'Epifania è un fatto ed un racconto al tempo stesso, forse anche un' epopea. E' metafisica e spiritualità, narrazione e ricerca della divinità incarnata, è celebrazione dei miracoli di Gesù-uomo, ed anche un preciso fatto astrologico.
Le curiosità ancora oggi sono più potenti delle certezze teologiche che ne hanno fatto uno dei precetti pilastro della cristianità, poiché con essa si celebrano le manifestazioni divine riconosciute appunto nell'adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù e il miracolo delle nozze di Cana (con la trasformazione dell'acqua in vino ndr.).
I Magi –Certamente ciò che da sempre colpisce l'immaginario di chi osserva l'iconografia classica è la visita di questi tre personaggi misteriosi detti “Re Magi” con le loro scatole altrettanto misteriose contenenti tre doni dal potente significato simbolico, l'oro, l'incenso e la mirra. Sull'identità dei tre si sono consumate le più disparate discussioni, dotte o meno che fossero. Né le fonti più autorevoli, come si immagina dovrebbero essere i Vangeli Canonici, rendono la vita facile a chi vorrebbe una versione univoca dei fatti. Semplicemente non ne parlano, tranne Matteo, il quale, quasi come un consumato romanziere, addirittura non dice nemmeno il numero preciso di questi visitatori, nel 12° giorno dalla nascita di Gesù. E tanto per aggiungere un tocco di suspance, non li identifica come “re” e nemmeno dice i loro nomi. “Alcuni magi…” dice, e tanto basti, forse in attesa della ipotetica seconda puntata sul tema.
Per arrivare a qualcosa di simile alla vulgata popolare più diffusa bisogna scandagliare i Vangeli Apocrifi e precisamente il Vangelo Armeno che parla così, “I Re Magi erano tre fratelli…”, che provenivano dalla Persia e che dopo aver camminato per nove mesi, seguendo una stella luminosa non meglio precisata, arrivano al cospetto di Gesù appena nato ( i detti 12 giorni successivi ndr.).
Ed il mistero si infittisce ancor più quando si affronta la definizione corretta della parola Magi, che proviene dal termine greco “magos” con il quale si indentificavano non dei re ma i sacerdoti custodi della dottrina di Zoroastro, antica Persia, organizzati peraltro in confraternite di celebranti con precisi compiti, da cui probabilmente la definizione di “fratelli” scritta nei Vangeli Apocrifi. Caratteristica saliente dello zoroastrismo era il rinnovarsi ciclico del tempo e con esso l'attesa messianica di un salvatore, un soccorritore divino che avrebbe segnato il confine tra la fine di un epoca di decadenza e quella invece della rigenerazione. Sempre nel Vangelo Armeno si ha abbondanza di dettagli sui nomi ed il ruolo dei tre “... il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi. Essendosi uniti insieme per ordine di Dio, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre”. Nello stesso testo poi si scopre che i “ Magoi” recavano in dono a Gesù oltre i tradizionali regali conosciuti, anche “…libri scritti e sigillati dalle mani di Dio”. In questo testo c'era la conferma in forma di profezia dell'arrivo del Cristo, manoscritto che Melkon (Melchiorre) consegna nelle mani di Gesù (ricordiamo un bambino di 12 giorni) dicendogli, “Ecco lo scritto, in forma di lettera, che tu hai lasciato in custodia, dopo averlo chiuso e sigillato. Prendi, e leggi il documento autentico che tu stesso hai scritto“. Ora il fascino misterioso di questo gesto è tale che lascia in ombra anche il solo fatto, questo si misterico, che un sacerdote sapiente si rivolgesse ad un infante di 12 giorni come ci si rivolge ad un adulto raziocinante. E giusto per orientarci su cosa Gesù, avrebbe scritto ancor prima di nascere in forma di uomo, ecco cosa riporta il Vangelo Armeno, “Egli fece promessa al nostro primo padre (Adamo ndr.) che, tramite suo, avrebbe scritto e sigillato di propria mano una pergamena, a caratteri d’oro, con queste parole: – Nell’anno 6000, il sesto giorno della settimana, io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell’uomo, che ti ristabilirà di nuovo nella sua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne resa immortale, potrai discernere il bene dal male “.
I doni- Si legge nel Vangelo di Matteo “Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Dei tre regali citati solo l'oro lascia perplessi coloro che contestualizzano le materie dette nell'epoca in cui si svolgono i fatti. Nessun dubbio sull'incenso perchè tipica coltivazione dell'Arabia meridionale e dell'Abissinia settentrionale, e donare incenso significava riconoscere simbolicamente la natura divina del ricevente. Altrettanto si può dire della Mirra, estratto aromatico di una pianta che cresce in Arabia, e che in quanto tale aveva il significato di anima purificata “ estratta” appunto, da desideri e passioni. Ma al tempo stesso anche la Mirra con la quale si ungevano i defunti, il Cristo compreso, per evitarne la decomposizione. Mistero invece sul significato simbolico dell'Oro. La più scontata definizione è che questo fosse l'omaggio alla regalità del nascituro. La più ardita, ma non di meno affascinante, è che l'oro donato fosse il prodotto di un processo alchemico ( il famoso “cambiar il vile metallo in oro” ndr.), poiché il prezioso metallo è assimilato al puro spirito raffinato da ogni particella grezza di materia pesante, Una sorta di memorandum al nascituro del percorso umano che avrebbe dovuto compiere da li a poco per rinascere come divinità. Chi recava in dono l'oro era il “ Magos” Gaspare, l'arabo, il cui nome ha come significato “colui che è splendente e pieno di fuoco”. Il che confermerebbe l'antica sapienza degli arabi nel maneggiare il fuoco, strumento principe del culto zoroastriano, ma anche elemento necessario per dare corso alla Grande Opera alchemica, tenendolo sempre vivo e alla giusta intensità sotto l'Athanor ( il forno degli alchimisti ndr.).
La Cometa o Stella luminosa- Sciogliere l'enigma di quale corpo celeste fosse quello che accompagnò i Magi nel loro cammino di nove mesi è cosa tuttora ardua. A metterci lo zampino per confondere gli uomini di buona volontà ci si mise anche Giotto, che dipinse nel presepio della Cappella degli Scrovegni di Padova, una bella stella cometa con lunga coda , che forse era simile a quella passata nei cieli proprio nell'anno 1301, meglio nota come Cometa di Halley. Il solito Matteo ci parla invece di una generica stella luminosa che guida i Magi. Allo stato delle cose si poteva ipotizzare qualche fatto astronomico eccezionale tipo una supernova o l'effettivo passaggio di una cometa. Il dubbio però è che, stante il tempo di trasferimento necessario dei Magi da Babilonia a Gerusalemme, non si tenesse conto dell'effetto della rotazione terrestre, per cui la “stella” non poteva essere la stessa per tutto il tragitto. Quindi il fenomeno indicato da Matteo doveva essere invece riferito e visibile nell'ultimo tratto del percorso dei Magi, da Gerusalemme a Betlemme, circa 9 km. Così però mancherebbe comunque la “guida” dal luogo di origine, ed il mistero torna fitto come all'inizio del nostro excursus.
Ad aprire il cielo stellato ci hanno pensato alcuni studiosi contemporanei che hanno ripreso la teoria citata da Keplero per il quale la guida stellare dei Magi non fosse altro che una congiunzione tra pianeti. Keplero segnalava infatti nel 7 a.C. la tripla congiunzione di Giove con Saturno nella costellazione dei Pesci, scandita dalle date del 29 maggio, 29 settembre e 5 dicembre. Alcuni astronomi caldei ne avrebbero già avuto conoscenza tanto che la cosa è testimoniata da ben 4 identiche tavolette sull'argomento, ritrovate in altrettanti luoghi diversi e datate 8 a.C. E se i Magoi erano, come pare uomini di eccezionali conoscenze, un simile evento non poteva che rappresentare per loro “un segno”, anzi “il segno”.
Befana o Epifania- C'è poco da aggiungere in questo nostro ultimo capitolo. Befana è la storpiatura letterale di Epifania e come vuole la tradizione storica, di tutto narra meno che di un fatto eccezionale come la visita dei Magi a Gesù bambino. Trae origine dagli antichi romani e trova vigore nelle superstizioni medievali su spiriti maligni e streghe e le reminiscenze dei culti pagani. Si potrebbe definire senza tema di smentita la “Halloween de noantri…” . Sarà per questo che il romanissimo Giulio Andreotti si battè tanto per riportarla ad essere festa nazionale dopo che era stata declassata a semplice ricorrenza. E da uno che che è stato più volte definito il “il Belzebù della politica” non ti puoi aspettare altro. Ancora oggi si cerca la scopa che lo trasportava di legislatura in legislatura.

E buona Epifania a tutti.

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