Ode to the master, il Festival si inchina al Grande Vecchio della danza - Tuttoggi.info

Ode to the master, il Festival si inchina al Grande Vecchio della danza

Carlo Ceraso

Ode to the master, il Festival si inchina al Grande Vecchio della danza

Il trittico conquista il pubblico del Teatro romano. Hans van Manen sale sul palco e si inchina al corpo di danza
Sab, 06/07/2019 - 12:14

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Il Festival dei Due Mondi omaggia il Maestro, il Grande Vecchio della danza come è ribattezzato il coreografo olandese Han von Manen non solo per la sua età (87 anni compiuti) ma soprattutto per la straordinaria capacità di creare sempre nuovi balletti che riescono a coniugare la danza classica con quella contemporanea.

Il trittico voluto per la Prima di ieri sera a Teatro Romano (replica sabato 6 e domenica 7 luglio), allestito due anni fa ad Amsterdam, era di per sé già una garanzia.  E il Balletto della Het Nationale Ballet non ha tradito le attese. Nell’affrontare quelle storie di vita che Manen è capace, con le sue coreografie, di creare. Perché la danza del maestro olandese, che ricorda l’arte di Balanchine e Martha Graham, altro non è che raccontare le relazioni umane e il carico di emozioni che da queste possono derivare. Non c’è bisogno che la relazione sia lunga, anche il più breve e casuale degli incontri può scatenare una serie infinita di emozioni. Non a caso i ballerini non guardano mai il pubblico, impegnati sempre a fissarsi negli occhi.

Di grande intensità il primo quadro, l’Adagio Hammerklavier, su una sonata per pianoforte di Beethoven, con cui il Maestro pennella il suo “inno alla decelerazione”, le infinite possibilità che anche il più semplice dei movimenti (ma anche dei gesti di vita quotidiana, spesso richiamati dal coreografo) ha di essere lento. Semplicemente perfetta, quanto leggera, nella sua difficoltà tecnica, l’interpretazione delle tre coppie che catturano l’attenzione del pubblico.

Il Kleines Requiem è forse il balletto più coinvolgente, realizzato sulla musica tenebrosa ed enigmatica del Requiem di Gòrecki. Il corpo di danza crea continue geometrie che occupano tutto lo spazio del palcoscenico per proseguire in una serie di duetti con cui Manen affronta con indubbia sensibilità temi come il distacco, la solitudine, la morte.

Il terzo e ultimo quadro, “5 Tangos”, creato nel 1977, dimostra il genio del coreografo olandese capace di fondere il  ballo argentino con quello sulle punte, la passione con il rigore della forma.  Le note del nuevo tango di Astor Piazzolla e i costumi di Jean Paul Vroom rendono lo spettacolo unico.

Ora è la volta del Maestro. Rimasto defilato all’estremità del Teatro per seguire ogni singolo passo, ogni gesto dei suoi ballerini, Hans Von Manen sale sul palco per salutare il pubblico del Festival e ringraziare con un elegante inchino la Compagnia.

© Riproduzione riservata

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