Intense e molto partecipate le due giornate organizzate a Norcia dalla Fondazione Magna Carta (Fmc) lo scorso fine settimana. Per la decima edizione degli “Incontri di Norcia”, che quest’anno hanno avuto come filo conduttore il tema: “Tra il Califfato e il post umano: il futuro dell’Occidente”, sono giunti nella città di San Benedetto illustri personalità del mondo politico, religioso e accademico. Il sindaco Nicola Alemanno e l’intera amministrazione comunale hanno accolto il ministro degli Interni Angelino Alfano, il presidente della Fmc Gaetano Quagliariello, gli onorevoli Fabrizio Cicchitto ed Eugenia Roccella della Camera dei Deputati, il senatore Maurizio Sacconi e altri parlamentari, oltre a S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, S. E. Mons. Luigi Negri, Presidente della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II e all’Arcivescovo di Mosul (Iraq), S.E.R. Mons. Amel Nona. In un momento in cui il rischio esterno (la creazione dell’Isis) si affianca al rischio interno (lo sgretolamento della tradizione e dei fondamenti antropologici), il dibattito che si è tenuto a Norcia è stato particolarmente ricco di spunti di riflessioni. “Oggi con Isis – ha detto in apertura dei lavori il senatore Quagliariello, ripercorrendo anche la storia del decennale degli incontri a Norcia – abbiamo il radicalismo che si è fatto entità geografica, non più la rete evanescente di Al Qaida, ma un vero Stato, con confini in espansione, fonti energetiche proprie, un esercito e 1000 nuovi volontari al mese che giungono dall’Occidente a ingrossarne le fila. Obama ha candidamente confessato di non avere una strategia contro Isis, e continua a non averla. Per questo il califfato rischia di vincere su tutti i fronti, avendo dinnanzi un Occidente diviso e una reazione araba complice o ambigua. Il califfo può essere morto o no, ma cento altri sono pronti a prenderne il posto e noi abbiamo perso dieci anni a credere che con la morte di Bin Laden, la rimozione di Mubarak e Gheddafi, lo scontro fosse finito”. “A ciò si aggiunge – ha proseguito il presidente della Fmc – la situazione interna dell’Europa che è divenuta più vacillante, perché da un canto questo decennio ha ancora di più chiarito che le sfide del terzo millennio, non solo quelle di ordine geopolitico, non possono risolversi all’interno dei confini degli Stati nazionali; dall’altra parte nell’edificio europeo sono comparse con più chiarezza crepe e fratture che ne minano la solidità interna”. E dello stesso tenore è stato l’intervento del ministro Alfano. “Oggi – ha detto – ci troviamo di fronte ad un’organizzazione terroristica – ha affermato riferendosi all’Isis – che non ha precedenti nella storia: un’organizzazione con soldi e uomini che nessuno ha mai avuto, quest’ultimi reclutati e indottrinati attraverso i più moderni mezzi di comunicazione. Sono testimone delle lacrime della collega belga, dell’impotenza dei Governi occidentali e degli sforzi che la Comunità internazionale sta facendo per combatterla. Abbiamo chiesto un incontro con i grandi colossi del web – ha proseguito – per far comprendere loro che l’attacco dell’Isis non si rivolge solo ai Governi e alle democrazie ma agli stessi popoli e che pertanto è indispensabile garantire il diritto alla sicurezza. Il grande sforzo di questo tempo è quello di trovare un equilibrio tra la libertà e la sicurezza. Si tratta di una sfida epocale”. Da qui anche l’appello lanciato da Mons. Fisichella di “recuperare l’impegno dei credenti nella vita politica e nell’evangelizzazione per la costruzione di una società affidabile”.
Il messaggio che è arrivato dagli Incontri di Norcia è stato pertanto chiaro: negli ultimi dieci anni, le grandi democrazie occidentali si sono indebolite per ragioni interne e legate alla sicurezza internazionale, ma hanno ancora gli anticorpi utili a evitare il peggio. La linea di fuga tracciata dal presidente Quagliariello va nella direzione di “un nuovo umanesimo condiviso all’insegna di un pensiero forte”, che accetti la sfida delle frontiere senza alzare nuovi muri, che ritrovi nella parola identità la sua ragione d’essere più profonda, che permetta alle classi dirigenti europee (e americane) di ridare senso al pensiero politico.