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Nomine Giunta, tra piroette, destino cinico e baro e Cirque du Soleil

E Giunta sia! Piccola, anzi proprio corta, agilissima e persino saltellante. Tante deleghe raggruppate per affinità elettive o per amorosi sensi, visto che l’età dell’innocenza è perduta da un pezzo. Tutto sarebbe posizionabile in quel percorso logico-politico uscito dal responso delle urne, se non fosse che l’estro dei partiti, forse della Marini, ma molto più probabilmente del destino cinico e baro, ha voluto regalare agli umbri, già di loro molto “umbratici” e tradizionalisti, una manciata di piroette simil-Cirque du Soleil.

Regione Umbria, Marini presenta la giunta | Assessorati e deleghe

La prima, meno piroetta e molto più sottiletta (nel senso di roba sottile e di mente acuta, fine) è la nomina di Luca Barberini alla Sanità e Welfare e sulla quale è bene non proferire parola in attesa del “dunque” su alcune posizioni scottanti, da girone dantesco (vedi San Matteo degli Infermi a Spoleto).

A seguire la piroetta più difficile, quella per la quale servono cosce d’acciaio e nervi di velluto. O forse era il contrario mah, a saperlo! Trattasi della nomina del ternano Fabio Paparelli all’assessorato per la competitività delle imprese, l’innovazione del sistema produttivo, lavoro e formazione. Un bel momentaccio per trattare la materia, sopratutto se sei del piddì. Che Paparelli sia stato scelto perché è un assessore con la D.o.c.? Mah, a saperlo!
Piroettona a favore del Prof. Avv. Dott. (tralasciamo la fantozziana Grand Lup. Man.) Antonio Bartolini  a cui vanno le riforme, l’innovazione della pubblica amministrazione, le risorse umane e patrimoniali, l’attuazione dell’agenda digitale, istruzione e diritto allo studio. Un tecnico tutto chiave inglese e cacciavite che si sporcherà le mani alla maniera di Battisti (Lucio, per i più), che avrebbe a dire, “Quel gran genio del mio amico, lui saprebbe come fare, lui saprebbe come aggiustare, con un cacciavite in mano fa miracoli”. E la governatrice, che quel disco lo conosce bene (Io-tu-noi-tutti, ndr.), non si è fatta fregare. Eh, si sa!

Piroettissima (o anche doppia piroetta con salto carpiato), quella che porta invece Giuseppe Chianella, socialista, già sindaco di Avigliano Umbro, amena località di 2.500 anime, a fare nientepopodimenoche l’assessore alle infrastrutture, trasporti, riqualificazione urbana e centri storici. E qui la faccenda si fa filosofico-scientifica: secondo la proprietà transitiva aristotelica, dalla quale origina la silloge, partendo dai tre tipi di termine “maggiore”, “medio” e “minore”, insomma se prima la sedia era di un socialista, adesso la sedia è di un socialista, minore, ma socialista. Chiaro? O forse Rometti poté più di Aristostele. Mah, a saperlo!

La piroetta che non c’è è invece quella della sinistra più a sinistra dei vari centri-sinistra, dalle cui catene di coalizione Mme Marini sembra essersi liberata con una dote escapologica degna del grande Harry Houdini. Stupore, ma neanche tanto, tra chi si aspettava riconoscenza e riconoscimento per aver portato pubblico al grande spettacolo delle elezioni. Ma “the show must go on”. Quale il prossimo numero? Mah, a saperlo!

Ma la piroetta “tenerezza”, tanto dolce che ricorda un “arvoltolo” con un mucchio di zucchero sopra, è la riconferma alle politiche agricole e agroalimentare, sviluppo rurale, programmazione forestale,  etc., etc. di Fernanda Cecchini, l’insospettabile “vicina di casa”, che per l’agricoltura, la caccia e le cose di “terra” si è data un gran daffare nella precedente giunta Marini Uno, con indubbi successi e gradimento. Anche prossimo futuro. Ma al destino cinico e baro non è bastato richiamare a conferma Fernanda, e in uno di quei giri strani che ogni tanto nei secoli dei secoli si diverte a fare, ha attribuito alla nostra anche la delega alla Cultura, anzi per essere precisi, beni e attività culturali, politiche dello spettacolo, associazionismo culturale, grandi manifestazioni e festival, qualità della risorsa Umbria. Che Bomba! In tempi di spending review ce la facciamo corta anche sulle parole dai significati assonanti, e da coltura a cultura il passo non è solo breve, ma sembra molto prossimo al Bosone di Higgs. Il BigBang!
Fernanda, la nostra “vicina di casa”, metterà mano non solo al giardino, potando le rose e tagliando la siepe, ma raccoglierà i frutti dell’orto (alla faccia di quello vantato dalla Elsa Fornero che “regolarmente non dava frutti“) e cucinerà un gustoso pranzetto per gli ospiti di passaggio in Umbria, metterà a posto le camere e sarà una perfetta padrona di casa sorvegliando che le feste e qualche volta i festival, siano organizzati alla perfezione e che non si spenda più del dovuto. Del resto lei lo sa bene cosa significa risparmiare, e mantenere in piedi una casa, l’orto e il giardino; proprio lei alla quale il destino ha riservato due cariche in una, divise da una U e una O. La nemesi di Fernanda che voleva occuparsi solo di una cosa.
Ma alla faccia dei chiacchieroni (non Gianfranco, rimasto a becco asciutto di incarichi) cultura e coltura si compenetrano e si animano in nuove forme di saggezza. E dunque “Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere”. Più di un Vangelo qualsiasi. Amen Fernanda!

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