Nell’ambito della campagna controlli sugli “autodemolitori” 2025, disposta dal Comando Carabinieri per la Tutela Forestale e dei Parchi per contrastare attività illecite e garantire la corretta tracciabilità dei rifiuti in ingresso e in uscita dagli impianti di autodemolizione e trattamento rifiuti in generale, il personale del N.I.P.A.A.F. (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare Forestale) di Terni ha deferito all’Autorità Giudiziaria il titolare di una ditta per varie ipotesi di reato.
In particolare, nell’impianto di trattamento e recupero di rifiuti pericolosi e non pericolosi, sottoposto a controllo, sono state accertate violazioni al codice dell’ambiente (D. LVo 152/2006): per il superamento dei tempi consentiti per lo stoccaggio, per le quantità massime di rifiuti depositati, per la irregolare tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti e per la gestione non autorizzata di rifiuti di imballaggi in materiali misti.
A causa di tali difformità non è stato possibile accertare, in modo chiaro e inequivocabile, il flusso reale dei rifiuti in entrata e in uscita e non si è nemmeno potuto definire con certezza i quantitativi di rifiuti stoccati nell’impianto.
Una ulteriore irregolarità riscontrata è stata l’assenza dei previsti cartelli per l’individuazione delle aree di lavorazione e per l’identificazione dei codici rifiuto.
Al titolare è stato contestato anche il reato sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (D.lvo 231/2001) per non aver adottato nessun modello di organizzazione e di gestione idonei a prevenire i reati. Per lo stesso è prevista la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e l’ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro.
Tuttavia è risultata applicabile la procedura prevista dall’art. 318-ter del D.Lgs. 152/06, secondo cui la polizia giudiziaria operante impartisce una serie di prescrizioni, fissando un termine per la regolarizzazione e verificando alla scadenza l’esatto adempimento.
In caso positivo, il responsabile può pagare un quarto del massimo dell’ammenda stabilita per il reto commesso ed ottenere l’estinzione del reato.