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Nasce la Superbanca dell’Umbria, Casse Risparmio pronte ai nastri di partenza – Aggiornamenti: parlano sindaci di Foligno e Spoleto (nei Commenti)

Redazione

Nasce la Superbanca dell’Umbria, Casse Risparmio pronte ai nastri di partenza – Aggiornamenti: parlano sindaci di Foligno e Spoleto (nei Commenti)

Sab, 24/11/2012 - 18:02

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Carlo Ceraso
Casse di Risparmio dell’Umbria, la superbanca regionale controllata da CR Firenze del gruppo Intesa Sanpaolo, è finalmente realtà. Da lunedì prossimo infatti – dopo il periodo “tecnico” che ha visto la fusione delle tre Casse di Terni, Foligno e Castello in quella di Spoleto – il colosso del credito umbro assumerà anche la nuova denominazione.
I numeri – forte di 138 sportelli, 900 dipendenti, 192mila clienti e una quota di mercato del 22% tra depositi e impieghi, CR dell’Umbria si propone come la banca più importante della regione. Sciolto il nodo del direttore generale manca solo da nominare il nuovo board prima di veder completato il megaprogetto di fusione delle quattro realtà bancarie delle province di Perugia e Terni.
Bovi neo dg – la nomina del n. 1 del management non ha risparmiato qualche sorpresa. Ieri l’altro la holding ha nominato Vanni Bovi (nella foto) , scompaginando così i pronostici che volevano in pole position Marco Barbuti, già capo Area Centro CR Firenze. 54 anni, lombardo, Bovi è professionalmente cresciuto in Intesa Sanpaolo conquistando incarichi di responsabilità anche a livello internazionale, fino a diventare direttore generale di Agriventure SpA. “Casse dell’Umbria – ha dichiarato – rappresenta la banca di riferimento della holding in regione; per questo metteremo in campo tutte le risorse, l’impegno e gli strumenti del Gruppo per rendere più forte il rapporto con il territorio, l’economia e la clientela”.
Nuovo board – ci vorrà ancora un mese, al massimo due, stando ai bene informati, per vedere la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, atto che concluderà la fusione. Fino a quel momento CR Umbria sarà guidata dal board di CaRiSpo presieduto da Antonio Alunni e dal vice Gianni Conti. Ai piani alti di Cà de Sass, sede milanese di Intesa Sanpaolo, non è stato ancora deciso quanti saranno i membri della governance (mino 9, massimo 11). Di certo nel board siederanno i presidenti delle quattro Fondazioni umbre: Mario Fornaci (Fondazione Carit), Dario Pompili (Fondazione Carispo), Alberto Cianetti (Fondazione Carifo) e Antonio Gasperini (Fondazione Caricast). Gli accordi non scritti fissati a suo tempo con il presidente Passera vedrebbero lo scranno di presidente a Cianetti così da dare un ruolo alla città della quintana (Terni ha ottenuto la sede legale, Spoleto quella operativa ovvero la direzione del credito e del personale), ma nelle ultime ore alcune agenzie di stampa hanno avanzato l’ipotesi che la sua nomina potrebbe essere superata con quella dello stesso Antonio Alunni. Da Milano rimbalza la voce che non c’è alcuna intenzione di alterare i patti. Cianetti però potrebbe essere costretto a scegliere tra la presidenza della Fondazione e quella della CR, questione che pare più a cuore della ‘politica’ folignate che delle strategie del Gruppo presieduto da Giovanni Bazoli.
“Ma quali esuberi?” – l’avvio del nuovo istituto è stato preceduto dalle polemiche sollevate dai sindacati autonomi e confederali dopo l’annuncio di 55 esuberi, più precisamente ‘demansionamenti’ (15 a Terni, 14 Spoleto e Terni, 12 a Castello). “La scelta – scrivono le categorie sindacali – viene giustificata con il fatto che da 4 Casse si passa ad 1 sola. Senza nemmeno tenere in considerazione l’accordo del 19 ottobre appena firmato, anche su temi occupazionali, l’azienda ha dichiarato di voler affrontare il problema ricorrendo al demansionamento, già previsto dall’accordo, ma, e qui sta la novità, con eventuale correlativa riduzione di retribuzione e trasferimenti obbligatori senza consenso e ancora una stupefacente novità, senza il pagamento del relativo disagio. La Banca sappia, da subito, che una linea di questo genere qui non passerà mai, visto anche che gli strumenti dell’accordo 19 ottobre, contengono le formule per fare fronte agli esuberi ma con altre regole e condizioni. Sarebbe auspicabile e doveroso l’intervento da parte delle Fondazioni delle Casse coinvolte, degli enti politici e della società civile, che in esse nominano loro rappresentanti. Proprio la cessione delle quote di azioni delle Fondazioni ha permesso la nascita del nuovo soggetto bancario, ed in virtù di questi atti esse si accingono a nominare loro rappresentanti nel consiglio delle nuova banca. Giudicheremmo inaccettabile che, come prima conseguenza si avesse la devastazione occupazionale ed economica del personale delle banche coinvolte nell’operazione e di componenti importanti dell’economia regionale, ovvero effettivi centri decisionali delle politiche creditizie sempre più lontani dal nostro territorio. Chiediamo pertanto agli organi apicali delle Fondazioni, alla Governatrice della Regione, ai Sindaci delle città coinvolte, ai vertici delle associazioni di categoria di intervenire, affinché Intesa-Sanpaolo mantenga gli impegni con loro assunti e da loro più volte ribaditi, in tema di tenuta dei livelli occupazionali, difesa della professionalità dei lavoratori delle Casse e tutele del tessuto economico regionale”. Sulla vicenda è intervenuto anche Maurizio Ronconi: “Singolare oltre che grave – scrive il consigliere provinciale dell’Udc – che l’annunciata fusione delle Casse di Risparmio dell’Umbria determini come primo atto quello dell’annuncio dell’esubero di 55 dipendenti. Si conferma che l’operazione è solo aziendale e con benefici al territorio ancora tutti da individuare. C’è il sospetto, avanzato più volte dal sottoscritto, che la fusione delle Casse di Risparmio dell’Umbria in una sola banca per altro controllata da altro Istituto nazionale, mantiene dei contorni non definiti e che riguardano le prospettive occupazionali, quelle del accesso al credito e allo sviluppo”. La replica non si è fatta attendere: “ma di quali esuberi si parla?” dicono un paio di rappresentanti delle Fondazioni “era evidente che l’accorpamento di alcuni settori portasse a riscrivere le piante organiche, ma nessun posto di lavoro sarà toccato. Certo può dispiacere lasciare il proprio ufficio e rimettersi in gioco o passare ad altri incarichi ma di questi tempi crediamo che sia stata la scelta migliore proprio per garantire la piena occupazione”.
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