Controlli dei Nas nelle Rsa, in Umbria su 22 strutture controllate solo una irregolare: ospitava anziani non autosufficienti senza autorizzazione
Anche l’Umbria interessata dai controlli dei carabinieri del Nas sulle Rsa. In Italia sono stati effettuati 572 sopralluoghi, riscontrando irregolarità in una struttura ogni 4 in media.
Positiva invece la situazione in Umbria, dove su 22 strutture controllate, solo una era irregolare.
I controlli dei Nas sulle Rsa in Umbria
In particolare, i militari guidati dal tenente colonnello Giuseppe Schienalunga hanno appurato che una struttura, classifica come residenza servita per autosufficienti, era in realtà una residenza protetta senza averne i requisiti. Non aveva infatti alcuna autorizzazione specifica, ma ospitava 8 ospiti non autosufficienti. Sono scattate quindi le sanzioni del caso, con la struttura che è stata chiusa e gli anziani riaffidati ai loro familiari o destinati a residenze protette.
In tutta Italia controlli su 572 Rsa
Le verifiche, come detto, si inquadrano nella campagna di controlli condotta in tutta Italia effettuata dai Nas nella prima decade di maggio, d’intesa con il Ministero della Salute. Verifiche sono state compiute su 572 strutture sanitarie e socio-assistenziali, constatando irregolarità in 141 di esse, pari al 25% degli obiettivi ispezionati. Le ispezioni hanno determinato la contestazione di 197 violazioni penali ed amministrative, per un valore di 43 mila euro, deferendo all’Autorità giudiziaria 36 persone e segnalandone
ulteriori 136 alle Autorità amministrative.
Nel corso dell’attività, i Carabinieri NAS hanno rilevato 63 violazioni per inosservanza delle misure di contenimento alla diffusione da COVID-19, riconducibili alla mancata attuazione di protocolli per la prevenzione anti-COVID, delle operazioni di sanificazione ed uso di dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori. Gli accertamenti hanno evidenziato anche criticità importanti circa il livello di assistenza fornito agli ospiti.
Personale non vaccinato
In primo luogo è emersa la presenza di operatori sanitari e personale
addetto alle strutture risultati privi di copertura vaccinale, divenuta obbligatoria da aprile scorso. Tale fenomeno, riscontrato in almeno 42 strutture socio-sanitarie in varie province per complessivi 87 tra infermieri, fisioterapisti, operatori socio-assistenziali e restante
personale destinato al contatto diretto con gli anziani, rappresenta un potenziale anello di debolezza nella strategia di tutela al possibile contagio degli anziani ospiti, proprio in un periodo di riapertura delle visite esterne dei familiari.