La mostra del ricamo di Valtopina si tinge dei colori della pace: dalla collaborazione fra “La casa dei popoli” di Foligno, l'assessorato alla Pace e alla Memoria del comune di Foligno e la “Tavola per la Pace” nasce il progetto “Un filo per la Pace”. L'iniziativa raccoglie lavori di artigianato tessile realizzati da donne israeliane e palestinesi, unite dal comune intento di avviare un processo dialogo e di risoluzione pacifica del conflitto in Medio Oriente. Nei ricami sono racchiuse le storie dei popoli e la volontà di un incontro costruttivo fra culture.
L'assessore Rita Zampolini ha illustrato ieri, durante una conferenza stampa, le tappe del progetto, nato anche grazie al contributo di due donne impegnate quotidianamente per la costruzione della pace in Medio Oriente, Molly Meleker e Khitam Y.S. Eddik. La prima israeliana e la seconda palestinese erano già state ospiti a Foligno lo scorso anno, grazie al lavoro dell'associazione “La casa dei popoli”, in occasione della marcia per la pace Perugia-Assisi.
“Nonostante le difficoltà affrontate dall'amministrazione riteniamo importante sostenere iniziative come questa – ha detto l'assessore Zampolini – dove le donne si incontrano al di la delle differenze culturali. Il Comune di Foligno ha deciso, attraverso una delibera, di aderire alla marcia della pace del 25 aprile”.
Maria Rita Cacchione, dell'associazione “La casa dei popoli” ha ribadito l'importanza rivestita da Foligno nel favorire l'incontro fra Molly e Khitam, dal momento che ai pacifisti israeliani e palestinesi è impedita ogni comunicazione. “Le piccole cose che possiamo fare le facciamo volentieri – ha detto Maria Rita Cacchione – l'assessorato ha svolto un ruolo squisitamente politico”.
Molly Maleker ha ringraziato coloro che hanno reso possibile il suo incontro con Khitam a Foligno, sottolineando come sia terribile che due persone che abitano a soli 30 km di distanza debbano fare tanta strada per parlarsi. “Paradossalmente i gruppi fondamentalisti, seppur in maniera aggressiva, riescono a comunicare fra loro, mentre coloro che vogliono la pace non possono parlarsi – ha dichiarato Molly Maleker – Negli ultimi 2 anni il governo israeliano ha varato leggi che restringono i diritti dei cittadini, come l'introduzione del giuramento di fedeltà al governo e la censura sui libri di testo. Voi europei comprendete bene il grave significato di queste leggi, ma queste cose vengono taciute”.
Molly ha poi spiegato come “nei momenti di relativa calma i diritti delle donne e delle categorie più deboli trovano spazio, mentre nelle fasi in cui si riaccende la violenza tali diritti subiscono uno stop e talvolta subiscono una retrocessione”. Purtroppo Israele è uno stato fortemente militarizzato e si sta creando intorno a questo un'abitudine alla violenza, radicata nella cultura. E' forse questo l'aspetto più difficile da superare. La conoscenza distorta di un altro popolo, attraverso l'esperienza della violenza, favorisce l'insorgere del fondamentalismo. L'associazione di Molly sta lavorando per favorire il dialogo fra donne israeliane e palestinesi, proprio perché solo con la pace si potrà aspirare ad una crescita dei diritti civili. Si tratta di un compito difficile, dato che spesso le donne sono giudicate e controllate: parlare con il nemico è considerato un atto di ribellione. Per questo iniziative come quella proposta alla mostra di Valtopina sono preziose e possono costituire un primo passo verso nuove opportunità di dialogo.
(MAB)
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