Vista l'assenza di cardiologi, Gelmetti sarebbe stato visitato in telemedicina prima di essere dimesso. Due inchieste per chiarire eventuali responsabilità
Si terrà giovedì 8 febbraio l’autopsia sul corpo di Nicola Gelmetti, l’imprenditore di Spoleto morto in casa all’alba di domenica su cui – come anticipato da Tuttoggi.info – la locale Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta dopo l’esposto dei familiari.
Lo conferma il pm Michela Petrini, che coordina le indagini delegate ai carabinieri della stazione di Spoleto. Il fascicolo – al momento contro ignoti – è per l’ipotesi di reato di omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria. La Procura conferma anche di aver disposto il sequestro della cartella clinica relativa agli accertamenti svolti presso l’ospedale di Spoleto. Gelmetti, infatti, dopo aver accusato un malore era stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso del San Matteo degli infermi nel tardo pomeriggio di sabato, venendo dimesso qualche ora dopo. Un lasso di tempo in cui, come noto, non sono presenti cardiologi nel nosocomio cittadino, dove il servizio di cardiologia è ambulatoriale e garantito h12.
L’imprenditore, 66 anni ancora da compiere, quella notte sarebbe stato visitato da un cardiologo in telemedicina, come riportato da Il Messaggero nell’edizione di martedì. Per essere poi dimesso intorno a mezzanotte e tornare a casa, accompagnato dalla ex moglie. Ma qualche ora dopo è sopraggiunto il decesso, con lo spoletino che è stato trovato senza vita dal figlio domenica mattina. Portando i familiari a presentare un esposto ai carabinieri, facendo scattare dunque le indagini che dovranno appurare eventuali responsabilità di tipo penale da parte del personale sanitario. Mentre un’inchiesta parallela, interna, è stata aperta dall’Usl Umbria 2.
Di recente aveva creato molto clamore il caso di un altro decesso avvenuto all’ospedale di Spoleto per l’assenza di cardiologi di notte e per il mancato trasferimento del paziente in questione – un uomo di Cascia con vari problemi di salute – in un’altra struttura ospedaliera. In quel caso le indagini della Procura avevano escluso responsabilità da parte di medici e direzione ospedaliera, ma avevano stigmatizzato comunque il mancato trasferimento del paziente poi deceduto.