La morte a seguito di assunzione di ecstasy del sedicenne Lamberto Lucaccioni è il simbolo di una battaglia persa contro la droga. Lo dice senza mezzi termini il general manager della discoteca Cocoricò di Riccione, teatro della tragedia che ha sconvolto l’Umbria, terra natale di Lamberto e l’Italia intera, nel rassegnare le proprie dimissioni. L’ormai ex patron della discoteca di Riccione ha sottolineato di “sentirsi solo nella battaglia contro l’uso di droghe: non ci sono gli strumenti di legge adeguati”.
Dimissioni per aver perso la battaglia contro la droga. De Meis ha ricordato gli accorgimenti usati negli ultimi anni per evitare l’uso e lo spaccio all’interno del locale, come telecamere di ultima generazione, controlli ai clienti, campagne contro l’uso di stupefacenti e collaborazione con le forze dell’ordine. “Inoltre – aggiunge – siamo stati gli unici ad aver proposto il Daspo per le discoteche, per impedire a protagonisti di reati di avere accesso. Ma dopo quello che è accaduto sabato ho capito che non è bastato: un giovanissimo ha perso la vita. Mi viene da pensare per quanti anni si è parlato delle ‘stragi del sabato sera’, nell’immaginario sempre legate al problema delle discoteche. Mi rendo anche conto che esiste un muro invalicabile dove da una parte c’è la politica, le istituzioni, le forze dell’ordine e dall’altra c’è l’imprenditore, come fossimo uno nemico dell’altro senza renderci conto che tutti, sicuramente nel caso del Cocoricò, vogliamo la stessa cosa. Sebbene con grande dolore per me e le circa 200 persone che lavorano nel locale, ho inoltrato alla società le mie dimissioni”.
Possibile chiusura del Cocoricò. Intanto mentre il Questore di Rimini ha proposto la chiusura della discoteca, per ragioni di pubblica sicurezza sul sito change.org è partita una petizione per non far chiudere il Cocoricò, che ha già raccolto duemila firme. E all’esterno del locale sono stati affissi manifesti: “Cocoricò ama la musica no alla droga”, “La droga ti uccide”, “Basta #nonsipuomorirecosi”.
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