Il sardo Pietro Pala - uno dei due condannati per la morte del carabiniere nel 2006 - si è sempre dichiarato innocente fin dal momento dell’arresto, il prossimo 4 aprile la Corte d’Appello di Firenze esaminerà l'istanza di revisione
A poco più di 18 anni di distanza dal tragico giorno che sconvolse Umbertide, il sardo Pietro Pala chiede la revisione della condanna all’ergastolo, inflittagli in via definitiva nel 2016 – insieme a Raffaele Arzu – per l’omicidio del carabiniere Donato Fezzuoglio, ucciso da un colpo di kalashnikov durante la rapina del 30 gennaio 2006 alla filiale del Monte dei Paschi.
Pala, che allora era residente a Marsciano, oggi ha già scontato 16 anni e si trova nel carcere di Sassari ma fin dal giorno dell’arresto si è sempre dichiarato innocente.
A difenderlo è l’avvocato Gabriele Magno, presidente ‘Associazione nazionale vittime di errori giudiziari’, che – come riportato da ‘La Nazione’ e ‘L’Unione Sarda’ – ha annunciato di avere elementi per dimostrare l’estraneità ai fatti del suo assistito, aggiungendo che Pala e Arzu, addirittura, non si sarebbero ”mai visti né conosciuti”. L’istanza di revisione del processo verrà esaminata il prossimo 4 aprile dalla Corte d’appello di Firenze
Il colpo, come detto, risale al 30 gennaio 2006, quando poco prima delle ore 16, un commando di 4 uomini usò un fuoristrada come ariete per sfondare la vetrina della banca di via Andreani, ad Umbertide. Sul posto si precipitò proprio Fezzuoglio insieme all’appuntato Enrico Monti, che ingaggiò un violento conflitto a fuoco con i rapinatori. Il giovane militare, allora nemmeno 30enne, fu raggiunto da un colpo fatale alla nuca mentre il collega rimase solo ferito.
A imbracciare il fucile d’assalto, per i magistrati, fu proprio Pietro Pala, che dopo un lungo processo fu condannato all’ergastolo insieme al capo del commando Raffaele Arzu (anch’esso sardo) nel 2013, sentenza confermata in appello nell’ottobre 2014 e in Cassazione nel 2016.