Accolta la tesi difensiva che puntava sulla difesa da un'aggressione. La rabbia della famiglia del giovane che prepara una querela per far piena luce su quanto avvenuto quella notte
Assolta perché “il fatto non costituisce reato“. E’ la sentenza emessa dal giudice Piercarlo Frabotta nei confronti della transessuale brasiliana Hudson Pinheiro Reis Duarte, conosciuta come Patrizia negli ambienti della prostituzione perugina, a giudizio per rispondere dell’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti del 22enne di Bastia Umbra Samuele De Paoli.
Il giovane era stato ritrovato senza vita la mattina del 28 aprile 2021 nei campi vicino alla zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte, a Perugia, seminudo, in un fossato vicino all’auto della madre con cui era uscito per una serata con gli amici. Le indagini avevano ricostruito quanto avvenuto la notte precedente: Samuele, dopo aver cenato e bevuto con alcuni amici, da solo si era recato con l’auto nella zona di Sant’Andrea delle Fratte, dove si era accordato con la transessuale per una prestazione sessuale. Poi una lite, la colluttazione tra i due dentro e fuori l’auto, la stretta al collo risultata fatale per il giovane. Lasciato a terra, mentre la trans si era allontanata con un amico che nel frattempo aveva contattato.
Lo scontro tra accusa e difesa si era concentrato sulla lite tra il giovane e la trans e sulle modalità che avevano portato alla stretta al collo, risultata poi fatale per Samuele. In base alle perizie, Patrizia – difesa dall’avvocato Francesco Gatti – era stata rinviata a giudizio per omicidio preterintenzionale (dopo una prima inchiesta solo per omissione di soccorso), accogliendo dunque in parte la ricostruzione fatta dalla trans, che aveva detto di essersi dovuta difendere dall’aggressione del giovane. Per la famiglia De Paoli, invece, si è trattato di un omicidio volontario.
Il procuratore generale Sergio Sottani aveva chiesto una condanna a sei anni di carcere e, successivamente, l’espulsione dall’Italia. Il giudice ha però emesso un verdetto di piena non colpevolezza.
Verdetto contro il quale la famiglia De Paoli (in aula c’era anche la madre di Samuele) aspetta il ricorso da parte della Procura generale. E comunque, assistita dall’avvocato Marilena Mecchi, sta preparando una querela di parte affinché venga fatta piena luce su alcuni aspetti di quanto avvenuto quella notte. A cominciare dalla presenza di altre persone.