Il Generale Guido Conti non ha retto il peso del senso di responsabilità, lasciando questa vita tra i monti dell’Abruzzo che tanto amava.
Questo è quanto si deduce rileggendo a ritroso le tracce lasciate negli ultimi giorni e le lettere che il generale dei carabinieri forestali in congedo ha lasciato ai famigliari.
Il generale si sarebbe infatti licenziato qualche giorno fa, dalla multinazionale del petrolio per la quale lavorava nella sua regione, dopo aver lasciato il suo ultimo incarico nell’Arma, in Umbria a soli 57 anni. Ieri mattina, uscendo di casa con la macchina delle figlie, si sarebbe fermato ad acquistare tre fogli bianchi e altrettante buste, un solo francobollo. Poi i tornanti del monte Morrone e lo sparo. A confermare che si tratterebbe di un gesto volontario, ci sarebbero i primi rilievi delle forze dell’ordine e del medico legale.
Sorte ha voluto che a ritrovare il corpo senza vita siano stati proprio due carabinieri forestali. I militari avrebbero rinvenuto nell’auto solo due dei tre fogli acquistati. Due lettere indirizzate alla famiglia e alla sorella.
Nel messaggio inviato ai suoi cari, Conti fa riferimento alla tragedia di Rigopiano, la valanga che travolse l’hotel di lusso provocando la morte di 29 persone tra cui il ternano Alessandro Riccetti, che in quell’albergo lavorava. Nella pubblicazione di uno stralcio della lettera pubblicato da AdnKronos, si legge tutto il peso del rimorso che si sentiva addosso: “Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”. Per poi continuare “Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?“.
Il generale Conti aveva lasciato l’Arma a ottobre dello scorso anno, dopo la fusione del Corpo della Forestale con quello dei Carabinieri. Un passaggio che il graduato non aveva condiviso appieno, come aveva pubblicamente dichiarato in una lettera aperta all’allora primo ministro Matteo Renzi. In Umbria il suo ultimo incarico di sei anni di una lunga e impegnata carriera, segnata da numerose e rilevanti inchieste.