Aziende umbre alla prestigiosa mostra di design Fuorisalone di Milano con mobili stampati in 3D. Potrebbe sembrare un paradosso se il tifernate Marco Rubini, architetto e progettista, non avesse allestito in Comune un’anteprima dello stand dove gli assessori Michele Bettarelli, Riccardo Carletti e Rossella Cestini, insieme all’assessore regionale Fernanda Cecchini hanno potuto prendere visione dei prodotti e conoscere il team che ha tentato la difficile impresa di rifondare il mobile tifernate.
Il pool di artigiani e le aziende che hanno trasformato i modelli digitali di Rubini in oggetti reali da mettere sul mercato sono Metalmeccanica Alunno, Nuova CG di Gino Cecconi Verniciature, Studio zeta dodici, Futurmec s.r.l di Città di Castello, C&C Italia Laboratorio tessile, Grafox Digital Print, Serafini Alice Comunicazione, Unicolor s.r.l. Colori e vernici Perugia.
I prototipi scelti per Milano sono due sedute ispirate agli emoticon, un pouf quadrato blu elettrico con le maniglie in plastica e tubolare, un attaccapanni con la movenza degli Shanghai e la struttura dei cotton fioc: tutte creature di Marco Rubini, che racconta la sua nuova esperienza creativa come “un’avventura improntata al design, nella quale ho coinvolto professionisti tifernati ed umbri, perché l’arredo, sia mobile o altra componentistica, fa parte della nostra tradizione economica ed abbiamo professionalità di alto livello non adeguatamente utilizzate a causa della crisi del settore. Ho mostrato le mie idee ad alcuni di loro e abbiamo iniziato a collaborare. Ho sempre trovato volontà di crescere e molta curiosità. Ciò ci ha permesso di giungere fino al Fuori Salone con prototipi che definiamo funzionali e che proponiamo al mercato”.
“La crisi non ferma la voglia di guardare avanti per dare alle nostre imprese un’esperienza contemporanea e farle tornare ad essere competitive – ha detto l’assessore Cecchini – Come Regione saremo al Fuori salone con uno stand sull’utilizzo della canapa, materiale ecologico e sostenibile, che è l’altra faccia dell’Umbria tecnologica. Difendere le capacità manuali, come ci insegna Rubini e i suoi partner, non significa rimanere indietro. Il nostro sistema produttivo è in una fase di transizione e deve ripensarsi alla luce della sua storia ma anche della discontinuità. Sposare il patrimonio di saperi e tecniche che abbiamo e metterle al servizio di prodotti ad alta tecnologia sarà un impegno per tutti gli imprenditori e i creativi del territorio. Rubini ci mostra che non è impossibile, che la strada c’è e vale la pena di essere percorsa”.