La situazione degli ultimi quattro mesi era degenerata e l'uomo aveva minacciato la moglie di morte davanti al figlio.
Minacciava, maltrattava e picchiava la moglie, a volte anche davanti al figlio piccolo, perché ubriaco e per chiedere alla donna più soldi. Così nella serata del 31 gennaio, all’esito di un complesso intervento della Polizia di Stato e degli accertamenti investigativi coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, gli agenti del Commissariato di P.S. di Foligno, coordinati dal vicequestore aggiunto Adriano Felici, hanno proceduto all’arresto di un 30enne ritenuto responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia ai danni della moglie.
La donna in strada per paura del marito
L’arresto è stato eseguito applicando il nuovo istituto dell’arresto nella c.d. flagranza differita (art. 382 bis c.p.p.), recentemente introdotto con la legge n. 168 del 23.11.2023, con la quale sono stati ampliati gli strumenti di contrasto ai reati commessi con violenza di genere. L’attività dei poliziotti folignati è iniziata lo scorso mercoledì pomeriggio, quando la Volante del Commissariato ha ricevuto una richiesta di aiuto da una donna che si era rifugiata in strada per timore di subire violenze dal marito.
La lite durante una videochiamata
Gli agenti, dopo essersi accertati delle condizioni di salute della vittima, sono entrati nell’abitazione trovandovi il marito, un 30enne già noto alla Polizia per reati in materia di sostanze stupefacenti, dopodiché hanno accompagnato la donna presso gli Uffici del Commissariato, dove ha deciso di sporgere un’articolata denuncia. La ricostruzione della vicenda ha consentito agli operatori di appurare che, quel giorno, vi era stata una lite tra i coniugi nel mentre la donna stava effettuando col proprio telefono cellulare una videochiamata; l’uomo aveva improvvisamente iniziato ad inveirle contro, strappandole di mano il telefono ed inducendo la donna a scappare in strada.
La situazione era degenerata
La donna ha poi riferito che, da oltre un anno, era oggetto di minacce, insulti ed aggressioni fisiche da parte del marito, il quale, nella maggior parte dei casi, agiva in stato di alterazione dovuto all’assunzione di bevande alcoliche. Soprattutto negli ultimi 4 mesi, la situazione era degenerata e l’uomo, in più occasioni, al rifiuto della moglie di consegnargli del denaro, era arrivato a minacciarla di morte, anche con un coltello, e a percuoterla violentemente persino di fronte al bambino di tenera età al fine di ottenere il denaro desiderato. La vittima ha altresì confessato di non aver mai trovato, fino all’ultimo episodio, la forza di denunciare la sua situazione alla Polizia, essenzialmente per il timore di subire altrimenti aggressioni ancora più violente.
Il recupero della documentazione
Stante la gravità del quadro indiziario, gli agenti hanno proceduto all’arresto del 30enne per il reato di maltrattamenti in famiglia. Decisiva, in tal senso, è stata la possibilità per i poliziotti di recuperare la documentazione della videochiamata effettuata dalla donna nel pomeriggio del 31 gennaio e bruscamente interrotta dal marito maltrattante. Infatti, il nuovo istituto dell’arresto in flagranza differita per i delitti di cui agli artt. 387 bis, 572 e 612 bis c.p. prevede specificamente la possibilità di considerare in stato di flagranza anche chi risulti inequivocabilmente autore del reato sulla base, appunto, di documentazione videofotografica o di altra documentazione legittimamente ottenuta da dispositivi di comunicazione informatica o telematica.