Categorie: Cronaca Terni

Maxievasione fiscale e fatture false tra Terni, Napoli e San Marino

Un vasto giro di false fatturazioni posto in essere da una società Ternana operante nel settore del commercio hi-tech.
A scoprirlo i Finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Terni che hanno contestato all’imprenditore M.V., ternano di 40 anni, un conto bello salato: oltre 1 milione di euro di IRAP non assolta, 175.000 euro di IVA dovuta e 876.000 euro di elementi negativi di reddito non deducibili.

Il giro di fatture inesistenti prevedeva, formalmente, un percorso studiato e collaudato nel tempo. Una società di Nola (NA) procedeva ad acquistare la merce da una società “estera”, con sede nella vicina Repubblica di San Marino, che poi rivendeva, con fattura, alla società di Terni, ad un prezzo pari al costo della merce più I.V.A..

Di fatto la società di Nola era una cartiera, una sorta di società virtuale che non assolveva l’I.V.A. all’importazione, mentre la società di Terni, facente parte del disegno criminoso, riceveva la merce direttamente da San Marino – ovviamente senza pagare l’IVA – .

Un bel risparmio di imposta se consideriamo che la società Ternana, reale beneficiaria, degli illeciti vantaggi fiscali, si scaricava il costo del bene e quello dell’I.V.A. non pagata. Il tutto si perfezionava con la chiusura della società di Nola la quale, improvvisamente si dissolveva, come il credito erariale che avrebbe dovuto versare per l’I.V.A. non assolta. Un’indagine avviata nello scorso anno e condotta in collaborazione con la Guardia di Finanza di Napoli che aveva richiesto alcuni controlli incrociati sulla contabilità dell’imprenditore Ternano, da cui scaturiva l’avvio della verifica fiscale, poi conclusa con i risultati sopra elencati ma anche con la proposta avanzata, alla locale Agenzia delle Entrate, per l’adozione delle misure cautelari a garanzia del credito erariale previste dall’art.22 del D.Lgs. 472/97 e sui quali lo Stato potrà rivalersi per recuperare l’imposta illecitamente sottratta.
L’amministratore di tale società veniva invece deferito all’A.G. per la violazione dell’art.2 del D.Lgs. 74/2000, per aver annotato fatture soggettivamente inesistenti emesse dalla società del sud Italia, per un imponibile complessivo di centinaia di migliaia di euro.