Una impresa del settore alimentare riconducibile a un ternano di 60 anni, si è resa responsabile, secondo le indagini svolte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Terni, di una maxievasione, non dichiarando al Fisco circa 800mila euro di ricavi; secondo le ricostruzioni delle Fiamme Gialle, l’impresa si è inoltre avvalsa, nell’arco di 4 anni, dell’operato di undici persone “in nero”, senza cioè che le stesse fossero regolarmente assunte.
La individuazione dell’impresa è avvenuta grazie ad una serie di servizi su strada svolte dalle pattuglie di Finanzieri, nel corso dei quali si appurava l’utilizzo da parte dell’impresa, per la consegna di propri prodotti, di vari furgoni; a fronte di ciò, da una semplice consultazione delle banche dati, la Guardia di Finanza verificava che la ditta risultava avere un solo dipendente dichiarato. Pertanto scattava un primo intervento dei finanzieri, che controllavano gli automezzi in partenza dall’impresa per le relative consegne: da qui la prima identificazione di tre autisti utilizzati in nero.
Le successive verifiche accertavano l’impiego di ulteriori otto lavoratori in nero, quantificando i compensi complessivi erogati a loro favore in circa 50 mila euro.
Scattavano a quel punto ulteriori approfondimenti sulla posizione fiscale dell’azienda; appariva infatti subito più che verosimile, che la manodopera irregolare fosse stata pagata con incassi a nero dell’azienda. Nella ricostruzione del reale volume d’affari dell’azienda, particolarmente efficace è stato il ricorso allo strumento degli accertamenti bancari; l’imprenditore, a fronte dei consistenti movimenti denaro sui propri conti correnti, non è riuscito a vincere le presunzioni di legge che regolano i rapporti tra fisco e contribuente in merito e, pertanto, i finanzieri hanno contestato all’impresa l’omessa dichiarazione al Fisco di circa 800mila euro di ricavi.