Una maxievasione fiscale da 7 milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Terni che, con il coordinamento della Procura Della Repubblica, ha indagato 20 persone, tutte di origini cinese, per ‘truffa’: 10 di queste sono tutti imparentate tra loro e operavano a Terni nel settore dell’abbigliamento, mentre le altre 10 erano dislocate tra la provincia di Perugia, Toscana, Emilia, Lombardia e Veneto.
Il sistema con il quale avevano omesso il versamento dei tributi nelle casse dello Stato è quello fondato sul cosiddetto sistema ‘apri e chiudi’, cioè un turn over di attività produttiva biennale di aziende intestate fittiziamente a cittadini di nazionalità cinese che utilizzavano fatture per operazioni inesistenti emesse da altre aziende dislocate sul territorio nazionale. I prodotti, grazie all’evasione dei tributi, potevano poi essere venduti a una grande azienda del centro Italia in un regime di ‘concorrenza sleale’, che procurava agli imprenditori un cospicuo giro di affari.
Dopo un’accurata attività investigativa, con l’incorcio dei contributi versati negli ultimi 3 anni, su disposizione del Gip Bona Galvagno, sono stati sequestrati beni materiali per l’equivalente dei reati tributari, che potrebbero poi passare in regime di confisca, permettendo così il recupero di quanto non versato.
“Un risultato importante – ha sottolineato il procuratore capo Alberto Liguori nella conferenza stampa di questa mattina al Comando provinciale della GdF – perché non è scontato che, una volta accertato il reato, si riesca poi a recuperare quanto sottratto allo Stato. Grazie agli uomini del Colonnello Giua (il Com. provinciale della GdF, ndr) – e alla collaborazione tra istituzioni siamo invece riusciti a sequestrare capannoni, auto di lusso, immobili e macchinari tecnologicamente molto avanzati”.
L’operazione è stata coordinata anche dal pm Camilla Coraggio
“Vorrei sottolineare due aspetti importanti di questa operazione – ha spiegato il procuratore capo Liguori – il primo è che le regole del mercato vanno seguite da tutti per non penalizzare le imprese oneste e consentire ai lavoratori di non essere sfruttati. Il secondo concetto è che lo Stato siamo tutti noi e che il pagamento dei tributi alle casse dello Stato torna poi indietro in servizi. I soldi che lo Stato recupera dovranno poi essere investiti nel sociale, aiutare chi ha bisogno, è per questo che l’Operazione Grande Muraglia rappresenta un segno tangibile della presenza delle istituzioni nel combattere l’illegalità”.