Massimo Brunini e Spoleto: “Il mio errore? Aver illuso la città” (2a parte) - Tuttoggi.info

Massimo Brunini e Spoleto: “Il mio errore? Aver illuso la città” (2a parte)

Redazione

Massimo Brunini e Spoleto: “Il mio errore? Aver illuso la città” (2a parte)

Sab, 27/08/2011 - 14:00

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E’ un caldo torrido in piazza Garibaldi. Solo l’ombra assicurata dalla facciata di un palazzo antistante assicura un po’ di frescura. Il cameriere passa tra i tavoli. “Posso avere un bicchiere di acqua minerale” chiede Massimo Brunini. “Ma come, proprio lei che quando guidava Spoleto in ogni bar chiedeva ‘l’acqua del sindaco’ oggi è passato alla minerale?” chiediamo provocatoriamente. “Porta un po’ quello che vuoi” dice al ragazzo dell’Altro Caffè abbozzando un sorriso. Riprendiamo l’intervista (leggi la prima parte), dopo aver affrontato i temi regionali è giunto il momento di parlare di Spoleto, che Brunini ha guidato per10 anni, il primo sindaco ad aver amministrato per due mandati e consecutivi.
A più di due anni dalla fine della sua legislatura quali difficoltà ha la città, cosa la preoccupa? “Mi pare di percepire una difficoltà reale a misurarsi con il futuro. Ci si preoccupa più a inseguire i pettegolezzi…chi l’ha detto, chi l’ha fatto, chi lo dice, anziche andare alla sostanza. L’idea fissa della caccia alle streghe ce l’ha Berlusconi”
Si perde tempo? “Non so come la vede lei, mi pare di sì. I primi 6 mesi abbiamo sentito parlare di riorganizzazione degli uffici, poi altro tempo perso dietro all’assunzione del dirigente al sociale e poi c’erano le elezioni regionali dove abbiamo pure mancato l’elezione di un nostro rappresentante (Giancarlo Cintioli, n.d.r.)”
E siamo alla primavera 2010 “Poi per altri 8 mesi, per compensare questa difficoltà, si è parlato di rimpasti, cambi al vertice…gli ultimi 4 mesi li hanno dedicati a pensare a come risolvere il ribaltone delle Commissioni, cose che non hanno a che fare con la città, con le esigenze della nostra comunità”.
Insomma non si è fatto nulla. “Praticamente. Tutto quello che avevano costruito è rimasto fermo, penso ai Poli scolastici, a Italia Langobardorum, al Festival, progetti che servivano ad interrompere l’annoso immobilismo della città. Non si possono fare le scale mobili se non si cambia la città: c’era il progetto per la riqualificazione dell’Anfiteatro, il Polo in Via del Seminario, l’edificio Martorelli-Orsini doveva ospitare il Palazzo delle Arti e dei Mestieri, la Rocca i suoi laboratori di diagnostica e restauro del libro, il restauro di Palazzo dell’Arcone che avrebbe trasformato l’area in una cittadella della giustizia”.
Colpa del sindaco, del Pd, della Giunta? Brunini non risponde. I nomi non li fa, anche se è chiaro che nel mirino c’è l’intero sistema di vertice, a cominciare, è ovvio, dal primo cittadino. “”Se le cose non vanno non è mai per una sola persona” aggiunge all’ultimo istante
E’ un problema di incapacità o di vertici ‘ingessati’? “Non è un problema di incapacità” risponde “ma di consapevolezza”. E fa un esempio: “meno il cavallo si alimenta, meno corre. E poi l’approccio è sbagliato! Quando ero in Comune, per fare un esempio, avevo dato l’ordine, se qualcuno veniva ad illustrarci un progetto che ritenevano interessante, di non rispondere mai che i soldi non c’erano. Che soggetto sei, se te la cavi con simili risposte”.
Magari perchè così nessuno si illude. O forse ora ci sono meno soldi “Non abbiamo mai illuso nessuno e i soldi erano meno di adesso, ma il problema è un altro. Quelle richieste che arrivavano dall’esterno del Palazzo, dovevano rappresentare per noi delle nuove sfide: a fare meglio, ad ascoltare la città, a reperire nuove risorse. Solo una classe politica che ha voglia di fare, di lottare, di studiare e di informarsi può vincere le sfide dei giorni nostri. In tutto il mondo è così. Un progetto ha tempi lunghi per esser portato in porto, è evidente, invece oggi la politica a volte resta immobile perché non c’è un riscontro immediato. O ti ingegni a fare oppure stai utilizzando la politica per trarne magari visibilità. Le pubbliche amministrazioni sono le aziende più grandi, se si fermano loro si ferma anche il privato”.
Così si risponde “non ci sono i soldi”? “Appunto, quando 20 anni fa mi inventai la pista ciclabile Spoleto-Assisi ne ho sentite di tutti i colori: prima chi mi chiedeva cosa fosse, poi chi evidenziava che non c’erano fondi….mi mettevano davanti l’ostacolo anziché cercare la soluzione…ma alla fine il progetto si è realizzato. Pensiamo alla ferrovia Spoleto-Norcia, al recupero del patrimonio archeologico, sfide come queste non si devono interrompere se si ha la voglia di lavorare”. Sfodera un foglio, uno specchietto tipo excel, secondo il quale nel 2010 il Comune ha avuto entrate superiori per 5 milioni di euro rispetto al 2008. Lo mostra ma non vuole commentarlo.
Quali responsabilità in capo ai Partiti, al Pd? “Più che centri di dibattito, di fermento, sembra diventato uno strumento soporifero, quasi un soggetto astratto. Nel 2006 avevo chiesto e ottenuto che la sede del Pd tenesse delle riunioni a cadenza settimanale dove la gente potesse parlare dei problemi della città, confrontarsi, dibattere, conoscere. Che fine hanno fatto? Non si tasta il polso ad un città perché qualcuno ti dice va tutto bene o male, ma quando siamo in grado di confrontarci con i cittadini”. E fa un altro esempio. “abbiamo gli strumenti per misurare la febbre, la pressione anche l’umiltà, dobbiamo solo usarli”.
Però qualcuno poi deve decidere, a volte sembra che la partecipazione serva solo per rinviare. “E’ vero ma ci deve essere comunque il coinvolgimento di tutti. Il Pd è nato per questo non per fare la casta, occuparsi delle ville, delle piscine; è nato per la gente, per il bene collettivo. Non è il luogo del privilegio ma del servizio”
Capitolo dirigenti municipali: con lei alcuni sembravano ‘agnellini’, ora pare abbiano acquisito molto potere? “I dirigenti non hanno potere autonomo, realizzano gli obiettivi indicati dall’esecutivo. Solo se la politica è “alta” puoi giudicare un dirigente”. E giù con un altro esempio: “se siamo tutti su un bus ma non sappiamo dove andare, non possiamo poi prendercela con l’autista”.
Un po’ troppo facile “Ma è così”
Cosa pensa dei recenti scandali che hanno coinvolto la Vus e in particolare la vendita di Vuscom? “Aldilà della vendita c’è un problema più serio che riguarda la riforma degli enti locali anche per quello che riguarda le aziende pubbliche di riferimento. Il mondo cambia,mettiamocelo in testa. Come per i trasporti bisognerà proseguire sulla strada di Agenzie uniche regionali: per i rifiuti, l’acqua, il gas metano…non lo dico io, è il mondo che lo dice e allora bisogna sapersi riorganizzare, altrimenti il rischio è che ci sarà chi continuerà ad arricchirsi e chi si impoverirà”
Parliamo di lei. L’accusano che per le sue idee e un carattere non proprio facile Spoleto si è isolata negli ultimi anni. “Lei dice?”
Lasci stare quello che penso, non vorrà dire che con l’ex governatrice Lorenzetti erano fiori e bacetti? ”Guardi, Laureti e i sindaci che lo hanno preceduto avevano tutti buoni rapporti ma quali risultati hanno portato a casa? E oggi cosa abbiamo? Vogliamo avere un ruolo nostro o vogliamo fare i gregari? Le risorse che abbiamo portato a casa in quei 10 anni dalla Unione Europea, dal Governo e dalla Regione sono stati spesso frutto proprio di quei rapporti conflittuali, risorse di cui ha beneficiato chi mi ha seguito alla guida della città. Ma tutto questo era scritto nel Programma. Provi a prendere quello del 2009, con cui il Pd ha mantenuto il governo della città, è stato fatto qualcosa di quel Programma? Nel ’99 vinsi con il 50% di voti su 20mila votanti (per 100 preferenze sul candidato Hanke, n.d.r.), nel 2004 non dovevo neanche essere ricandidato e la spuntai con il 60% ma su 28mila cittadini alle urne. E sono uscito, stando ai sondaggi del Corriere, con un consenso sull’attività amministrativa del 70%. Penso, immagino che questo vorrà pur dire qualcosa su ciò che ho e abbiamo fatto”
Vorrà… “Scusi se l’interrompo, non è un fatto di carattere dolce o rude, è un fatto di sapere cosa si vuole per la propria città. Pensiamo al Festival, ad un anno dalla fine del mandato chi me lo faceva fare di realizzare con Rutelli quell’operazione di rilancio? Mi pare che è andata bene e i risultati oggi si vedono”
Vorrà però convenire che non sarà tutta colpa degli altri. Quali responsabilità si riconosce? “L’unico errore è stato quello di aver illuso la città” dice senza batter ciglio “ho lavorato davvero tanto nella convinzione che questo processo di rinnovamento potesse continuare, invece giorno dopo giorno mi pare sempre più difficile”.
Resterà in panchina o vuol tornare a ‘giocare’? “Non ho bisogno di posti e sedie da scaldare, il mio unico interesse è stato sempre quello di dare una mano allo sviluppo di questa città. Abbiamo tante opportunità, tanti giovani, tante intelligenze da coinvolgere. Non le possiamo gettare al vento”.

(Carlo Ceraso)
© Riproduzione riservata – Foto tratta dall'archivio di Tuttoggi.info®

La prima parte dell’intervista:
Dopo 2 anni Massimo Brunini torna a parlare sulla crisi regionale: “La ricetta c'era. Non è l'apocalisse ma…”

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