Manolo Rivaroli è una rivelazione come controtenore. Un artista affermato che dà lustro alla città di Foligno. Impegnato ormai da anni nel campo musicale come insegnante, musicista e compositore, presenta due interessanti concerti.
Il primo a Montefalco con “Ilsolenero”, il 10 dicembre alle ore 17 (con replica alle 21) al Teatro Comunale San Filippo Neri. Il secondo appuntamento, promosso dall'Archeoclub di Foligno, è invece previsto per il 2 dicembre, alle ore 18, nella chiesa di San Niccolò di Foligno. E’il concerto più atteso poiché vede insieme la versatilità della voce di Manolo Rivaroli che passa con estrema fluidità dai registri di contralto e soprano a quelli di tenore, e il più noto organista umbro, il maestro Oscar Mattioli.
Il concerto nasce da un nuovo progetto ed affronta un repertorio vastissimo, dalla musica antica (Hildegard Von Bingen, 1098-1179) alla contemporaneità (Erik Satie 1866-1925 e musica tradizionale afro-americana) passando attraverso Claudio Monteverdi, Giambattista Riccio, Johannes Sebastian Bach e tantissimi altri autori che hanno scritto per organo e voce.Durante la performance verranno spiegati i brani affrontati, l'organo e la tecnica organistica.
“Unda maris”, il titolo del progetto, prende il nome da uno dei registri dell'organo che insieme a “voce celeste” e “voix humaine”, assomiglia di più alla voce umana.
“Ilsolenero” è il diario di bordo di un viaggio che si snoda tra luoghi reali e luoghi emotivi; la descrizione di ciò che si vede lascia il posto alle emozioni suscitate da quei luoghi e dal motivo più intimo del viaggio: la fuga, la ricerca e la paura di non ritrovare più ciò che si è perso. Musicalmente è possibile considerarlo un vero e proprio esperimento; dall’inizio alla fine si viaggia sempre a cavallo tra musica contemporanea, teatro, ricerca vocale, narrazione e musica etnica. Lo spettacolo si snoda tra il testo, sempre presente, che solo a tratti si ferma per lasciare il posto ai brani cantati, e atmosfere musicali diverse e anche lontanissime che evocano gli stati d’animo del viaggiatore, della persona innamorata.
Interessante anche il lavoro di ricerca timbrica degli strumenti in scena: i due musicisti infatti utilizzano strumenti costruiti da loro, o fatti realizzare apposta per questo progetto: sonagli di tutti i tipi, strumenti tradizionali come vibrafono e gong, suonati però ricercando timbriche sempre nuove, e strumenti indiani come la tampura, medio-orientali come il darabouka, orientali come le campane tibetane.
Un progetto che rivela a pieno le capacità compositive, interpretative ed espressive dei due musicisti umbri: Manolo Rivaroli, voce, e Leonardo Ramadori, percussioni.
Lo spettacolo, tratto dall’originale testo omonimo, scritto nel 1999 da Manolo Rivaroli, ha trovato finalmente la voce giusta per essere cantato, ed è proprio quella del suo autore.