Categorie: Cronaca Perugia

Mani armate dall'odio: i delitti che hanno macchiato di sangue l'Umbria nel 2013

Sara Minciaroni

Duemilatredici. Un anno di cronaca. Un anno in cui la lunga scia di sangue che ha attraversato l'Umbria ha avuto come vittime principalmente donne e come assassini uomini, accecati dall'odio, dalla gelosia e dal desiderio di vendetta. Uomini armati che in alcuni casi, dopo aver dato la morte hanno scelto di porre fine anche alla loro vita. Eventi tragici e crudeli che hanno sconvolto intere comunità arrivando anche a colpire il cuore delle istituzioni. Femminicidi o delitti mossi dal rancore verso una donna. Le vittime sono Margherita, Daniela, Sandita, Olga, Alexandra e Vanda. Ognuna di queste tragiche storie è finita per mano di un uomo. Ma anche le altre vittime di questo 2013 macchiato di sangue, Alessandro e Roberto, sono stati uccisi per la rabbia provocata direttamente o indirettamente dalla fine di un rapporto. Delitti che le forze dell'ordine hanno risolto individuando presto gli autori o i presunti tali. Alcuni di loro si sono dati la morte dopo aver spezzato vite altrui, altri hanno affrontato o stanno affrontando i processi a loro carico. La foto di copertina è in memoria Margherita Peccati e Daniela Crispolti, vittime della strage del Broletto, primo evento tragico del 2013 e simbolo di una violenza che ha unito nel dolore tutta la comunità dell'Umbria.

Strage del Broletto. Il 6 Marzo Andrea Zampi, armato di una Beretta 9X21 è entrato negli uffici della Regione e ha fatto fuoco contro Margherita Peccati di 61 anni e Daniela Crispolti di 46 anni. Seminando il terrore al quarto piano del palazzo del Broletto ha lasciato dietro di sé la strage che l'Umbria non potrà mai dimenticare. Due donne che stavano svolgendo il loro lavoro, hanno perso la vita per il gesto di un uomo con pregressi problemi psichici che ha poi usato quella stessa pistola per togliersi la vita. A muovere la furia dissennata di Zampi la rabbia per i mancati finanziamenti alla sua azienda. Sul caso, non ancora chiuso, restano le iscrizioni al registro degli indagati per le tre persone che a vario titolo autorizzarono il porto d'armi ad uso sportivo che l'assassino utilizzò per acquistare l'arma del delitto.

L'omicidio di via Ricci. Il 26 marzo a venti giorni di distanza dalla strage del Broletto, il corpo senza vita di Alessandro Polizzi (24 anni) viene trovato in un lago di sangue nell'appartamento della fidanzata Julia Tosti (20 anni) al civico 14 di via Ricci a Perugia. I due giovani nella notte sono rimasti vittima dell'aggressione di un uomo col volto coperto che gli inquirenti diranno poi essere Riccardo Menenti, padre di Valerio (ex fidanzato di Julia). Padre e figlio sono stati arrestati con l'accusa di essere l'uno l'esecutore materiale e l'altro il mendante dell'omicidio di Alessandro e del tentato omicidio di Julia. Riccardo Menenti ha ammesso la propria presenza nell'appartamento ma ha sempre respinto l'accusa di premeditazione e dichiarato che il figlio fosse all'oscuro della sua volontà di vendicarlo per le “botte” ricevute durante le liti per la “contesa” della ragazza. Il processo è iniziato nei giorni scorsi con le fasi preliminari, la prossima udienza è fissata per il 24 gennaio.

​Si uccide in cella per il rimorso il padre che ucciso i due figli per vendetta contro la moglie. E' il 18 maggio quando Mustapha Hajjaji si impicca nella sua cella del carcere di Spoleto. Il 5 novembre del 2012 aveva messo in atto il peggiore dei crimini, massacrando a coltellate i suoi due figli di Jihane di 12 anni e Ahmed di 8 nella loro casa di Umbertide. Una separazione recente e difficile: Mustapha non riesciva a comprendere l'esigenza della moglie di adeguarsi ai costumi occidentali e nutriva un senso di possesso profondo per la donna. A casa, quella sera, i bimbi sono da soli, la mamma fuori al lavoro. Alle 21:00 la tragedia. Dopo il duplice efferato infanticidio, Mustapha tenta di suicidarsi, con lo stesso coltello con cui ha appena tolto la vita ai suoi figli. Nello svolgersi di quei tragici momenti chiama la moglie, che fa scattare i soccorsi, e lascia comunque una lettera e una scritta su un muro della casa che aiuteranno, ma non basteranno a trovare una chiave di lettura al folle gesto.

Uccide per gelosia e vendetta a Marsciano. Il 25 maggio la furia omicida si scatena a Marsciano. Roberto Burnelli, 51 anni, padre di famiglia e imprenditore agricolo è in procinto di partire con il suo furgone per andare a vendere frutta e verdura al mercato di Pian di Massiano. Un uomo, lo aggredisce alle spalle con un bastone e lo getta a terra, poi lo finisce con una coltellata alla gola. L'assassino è Francesco Cristofari, ex marito di una delle dipendenti di Burnelli alla quale la povera vittima aveva offerto casa e lavoro per ricominciare una vita alla larga da quell'uomo violento. Cristofari invece ha messo in atto la sua vendetta per poi scappare tra i boschi del marscianese. Le ricerche durano 24 ore, poi il corpo di Cristofari veine ritrovato appeso ad un albero nella frazione di Gaglietole. L'assassino si è suicidato nei pressi del casolare dove aveva vissuto da ragazzo.

Femminicidio in strada a Foligno. Il 15 giugno il sangue scorre a Foligno, in pieno giorno, in mezzo alla strada. La vittima è ancora una volta una donna, Sandita Munteanu, di 38 anni. Una badante di origine rumena che incontra la furia del suo ex compagno, non rassegnato alla fine della loro relazione. E' nella tarda mattinata che Sandira apprende che il suo ex convivente Virgil Murariu di 43 anni sta venendo a cercarla, così scende in strada, forse una lite, preludio del dramma che di li a poco si sarebbe consumato. La donna cerca di allontanarsi. Lui è a bordo della sua auto. Lei scappa, percorre una cinquantina di metri fino a via Monte Nagni, un’altra ventina di metri e lui l’affianca con l’auto. Scende, estrae un coltello e la sgozza, lì sul marciapiede. La donna in una pozza di sangue spira in pochi istanti. A terra rimangono un tacco spezzato, un corpo esangue e la vita stroncata per mano dell’uomo con cui un tempo la donna aveva vissuto.Senza un briciolo di compassione l'assassino risale in auto e se ne va, tenta una fuga verso Roma, ma quando si rende conto di essere ormai in trappola ferma la macchina all'altezza di Amelia e si accoltella al cuore, uccidendosi.

Uccide la moglie e butta il corpo in uno scatolone. Il 18 giungo il corpo di una donna viene rinvenuto in uno scatolone in località la Paciana, lungo la strada che collega Foligno a Spello. E' quello di Olga Dunina, 62enne di origine ucraina. Gli inquirenti si mettono sulle tracce del marito che risulta irreperibile. La latitanza di Giovanni Miceli termina agli inizi di agosto quando viene rintracciato a Roma, ospite di conoscenti ignari del motivo della sua fuga. Miceli viene arrestato e arrivano le prime ammissioni. La sessantenne Dunina è stata ferocemente colpita alla testa con un tubo di ferro, un raptus violento scattato a seguito di un'offesa evidentemente ritenuta troppo grave. La moglie avrebbe detto al marito di essere impotente, e Miceli per sfogare la sua rabbia l'ha colpita dietro la nuca e in faccia, direttamente sulla fronte mentre lei era seduta sul letto. Poi ha infilato il corpo in uno scatolone e ha pagato un ignaro conoscente 50 euro per disfarsi di “roba vecchia”. Lo scatolone con dentro il corpo è stato scaricato per strada dove a trovarlo è stato un uomo fermatosi per fare pipì dietro un cespuglio. Il processo con rito abbreviato si è concluso nei giorni scorsi con la condanna a 30 anni per omicidio.

Ammazzata per un amore finito. Il 15 ottobre una pistola spara ancora, questa volta a a San Giustino. La vittima è Alexandra Buffetti di appena 26 anni. Il suo carnefice è l'ex fidanzato Cristian Rigucci (28 anni) che poco dopo la mezzanotte piomba a casa della giovane e le spara tre colpi di calibro 9 che la raggiungono alla testa e al torace senza lasciarle scampo. “Se non posso avere Alexandra la porto via con me”. Sono le parole ritrovate nella lettera scritta dall'omicida prima mettere in atto il suo piano di morte e togliersi la vita. Dietro il gesto la non accettazione della scelta della giovane di porre fine alla loro relazione.

Tragedia in famiglia. Il 30 novembre quella che si consuma nell'appartamento a piano terra di via Carducci a Castiglione del Lago è una tragedia umana e familiare. Athos Ceccarelli a 90 anni imbraccia il fucile da caccia che tiene in casa e spara un colpo contro la moglie Vanda Cagnoni, inferma di 82 anni. Voleva ucciderla e togliersi la vita. Ma il suo piano è stato realizzato solo per metà. Nella camera da letto dove si consuma la tragedia irrompe la figlia allertata dal rumore dello sparo e impedisce che l'anziano rivolga verso di sé l'arma. Gli inquirenti scelgono di non infierire su una situazione già tanto straziante e portano l'uomo in una struttura psichiatrica dove resterà fino alla fine dei suoi giorni.