Cronaca

Mamma uccisa a Città di Castello, figlio incapace di intendere “socialmente pericoloso”

Nel futuro di Federico Bigotti, il 22enne accusato di aver ucciso la madre a coltellate nella loro casa situata in un frazione di Città di Castello potrebbe esserci una Rems (struttura residenziale sanitaria gestita dalla sanità territoriale in collaborazione con il Ministero della Giustizia). Questo se il giudice Carla Giangamboni accoglierà le richieste della difesa e deciderà che il ragazzo in carcere accusato di aver ucciso la madre Anna Maria Cenciarini lo scorso 28 dicembre non può essere processato perchè incapace di intendere e di volere.

Incapace di intendere e di volere al momento del fatto”. Questo è il parere degli psichiatri che, per oltre 2 mesi, hanno seguito il 28enne, giudicato “individuo socialmente pericoloso”, che “dovrà sicuramente essere collocato in strutture preposte e specializzate, anche se, secondo gli psichiatri, Federico “sarebbe in grado di poter partecipare ad un processo. Era questo, infatti, il secondo dei quesiti posti dal Gip ai periti. Al momento il ragazzo si trova nel carcere di Terni ma potrebbe essere scarcerato anche in esito della perizia psichiatrica stilata da Giovanni Battista Traverso e Marco Marchettigli esperti nominati dal gip di Perugia Carla Maria Giangamboni.

Non si è presentato in tribunale. Ha preferito rimanere in carcere ed attendere che i suoi legali, gli avvocati Francesco Areni e Vincenzo Bochicchio, gli comunicassero l’esito dell’udienza. Assente anche il padre di Federico. Sembra comunque ormai inevitabile l’impossibilità di procedere nei confronti del giovane che, dopo la perizia psichiatrica che ne attesta l’incapacità di intendere e di volere assunta in aula con la formula dell’incidente probatorio, e ai sensi dell’articolo 85 del codice di procedura penale, potrebbe infatti non essere processato.

Uccisa coltellate, perizia su Bigotti “Incapace di intendere e volere”

Bigotti, rispetto alla prima fase di silenzio davanti agli inquirenti, in questi mesi si è dimostrato, secondo i legali, molto collaborativo con gli psichiatri. Le uniche dichiarazioni erano state quelle rilasciate alle forze dell’ordine il giorno stesso del delitto, quando aveva raccontato di aver visto sua madre colpirsi da sola con un coltello. Versione, quest’ultima, sempre apparsa inverosimile agli investigatori e poi esclusa, a inizio gennaio, dal risultato dell’autopsia sul corpo di Anna Maria. Per questo motivo il Tribunale del Riesame, alla fine dello stesso mese, aveva confermato la seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere (la prima fu annullata per vizi procedurali senza che Bigotti abbia mai lasciato il carcere) non riconoscendo comunque l’aggravante dei maltrattamenti “per mancanza di gravi indizi di colpevolezza”.