Perugia

Maltrattamenti, vuole fuggire dal marito saltando dall’auto in corsa col bimbo in braccio

Maltrattamenti, vuole fuggire dal marito saltando dall’auto in corsa col bimbo in braccio. Mercoledì sera gli agenti della polizia di Stato, transitando in via Settevalli, hanno notato un’auto sopraggiungere in direzione opposta e, sul lato passeggero, una donna con un bambino in braccio che tentava di aprire lo sportello del veicolo mentre era ancora in movimento.

Gli operatori, intuendo la situazione di pericolo, hanno immediatamente fatto inversione rilevando che, nel frattempo, l’auto aveva accelerato l’andatura e superato un incrocio senza fermarsi al semaforo.

Una volta avvicinato il veicolo, gli agenti hanno intimato l’alt al conducente che, poco dopo, si è fermato nei pressi del cimitero di Pila.

Sentito dai poliziotti in merito al comportamento della donna, il conducente – poi identificato quale cittadino peruviano, classe 1974 – fin da subito si è mostrato particolarmente nervoso. L’uomo ha riferito che lo sportello era difettoso e, per questo motivo, la moglie era costretta a mantenerlo. Gli agenti, a quel punto, hanno verificato il funzionamento della portiera constatando il suo regolare funzionamento.

Nel frattempo, però, i poliziotti hanno notato che la donna – visibilmente spaventata e tremante – aveva una contusione al viso. Sentita dagli operatori, ha riferito di essere stata aggredita dal marito e che, impaurita dagli insulti e dalla violenza, per tentare di fuggire, aveva aperto la portiera dell’auto per farlo rallentare e poter scappare.

Dopo aver richiesto l’intervento dei sanitari per prestare immediato soccorso alla vittima, gli agenti hanno identificato e sottoposto a controllo il 48enne che, successivamente, è stato accompagnato presso gli uffici della Questura.

Al termine delle attività di rito, l’uomo è stato tratto in arresto per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza privata. Su disposizione del Pubblico Ministero è stato trattenuto presso le celle di sicurezza in attesa dell’udienza di convalida.

La donna, invece, al termine delle cure sanitarie, è stata affidata ad una struttura di accoglienza.