La Corte dei Conti ha deciso sulla gestione delle aree afferenti al Pip di Montecastelli (Umbertide), molti ex amministratori della giunta Locchi dovranno risarcire Comune e Regione
La Corte dei Conti dell’Umbria ha condannato parte dell’ex giunta Locchi (sindaco e 3 assessori) due ex segretari comunali e l’ex responsabile dell’Ufficio Assetto ed Edilizia a risarcire Comune di Umbertide e Regione Umbria di quasi 289mila euro complessivi per la gestione delle aree afferenti al Piano per gli insediamenti produttivi (Pip) di Montecastelli.
I giudici contabili hanno deciso di far sborsare a ciascuno degli imputati – Marco Locchi, Cinzia Montanucci, Pier Giacomo Tosti, Raffaella Violini, Marco Angeloni, Francesco Giulietti e Lorenzio Antoniucci – 41.310 euro (di cui 14mila alla Regione e 27.200 al Comune).
La magistratura si è focalizzata sulle lottizzazioni realizzate tra il 2005 e il 2017 nella frazione umbertidese, costate a entrambe le amministrazioni – tra espropri e lavori di urbanizzazione – quasi 2 milioni di euro (poco più della metà di questa cifra era stata inizialmente chiesta dalla Procura come risarcimento per danno erariale a titolo doloso).
A essere contestata è stata l’illegittima vendita a privati di dotazioni territoriali del Comune, ovvero 11 lotti pari a 754mila metri quadri proprio a Montecastelli. Quest’area Pip, nel tempo, sarebbe stata più volte “rivista”: qui sarebbero infatti dovuti sorgere un parcheggio e del verde pubblico, mai realizzati, sospetti cambi di destinazione d’uso e l’assegnazione degli spazi ad una delle due aziende private aggiudicatesi tutti i lotti disponibili.
“Il totale delle entrate pubbliche derivanti dalle assegnazioni dei lotti, inoltre, non ha coperto i costi complessivi sostenuti con risorse comunali e regionali – ha fatto sapere la Corte dei Conti, che ha considerato la condotta di ognuno dei 7 amministratori connotata da “colpa gravissima. L’operato degli organi preposti ha infatti dato luogo ad una gestione finanziaria negligente, caratterizzata da una manifesta disparità tra costi sostenuti ed entrate generate dall’operazione. Si è trattato di violazioni macroscopiche relative a basilari principi di corretto governo del territorio, indice inequivocabile del più assoluto dispregio delle regole di buona amministrazione”.