Il Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull’amministrazione regionale, presieduto da Raffaele Nevi, ha ascoltato la relazione dell’assessore alla Salute, Luca Barberini, sullo stato di attuazione della Delibera di Giunta concernente il Piano straordinario per il contenimento delle liste di attesa per le prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Ciò che è emerso è che per quanto riguarda le prestazioni Rao, ovvero Raggruppamenti di attesa omogenei, che devono essere indicati dal medico che prescrive sulla base dell’urgenza o meno, i tempi medi di attesa sono per lo più rispettati. Al di fuori dei Rao, quando il medico non specifica il grado di urgenza, i tempi per alcune prestazioni sono invece lunghi, con particolari criticità per gli esami senologici.
Evidenziato anche che meno della metà di coloro che ricevono la convocazione per fare lo screening gratuito risponde alle convocazioni inviate per posta e una donna dai 46 ai 70 anni, quindi compresa nello screening, che si prenota invece tramite il Cup perde il diritto di priorità. Per fare un esempio, un esame senologico viene svolto entro 3 giorni se indicato come Rao U, vale a dire urgente, ma se definito P, ovvero programmato, possono passare fino a 300 giorni.
I dati e i tempi di attesa
“Operiamo in un contesto con 900mila abitanti – ha premesso Barberini – dove solo per visite specialistiche e analisi di laboratorio vengono fatte 4 milioni di ricette all’anno, cui si aggiungono quelle per i farmaci che sono 10 milioni. E questi numeri riguardano solo i cittadini extra-ricovero. Quei 4 milioni di ricette determinano quasi 12 milioni di esami di laboratorio, circa 1 milione di prestazioni diagnostiche e 2,7 di visite specialistiche. Mediamente ogni cittadino si rivolge a cup e farmacie più di una volta al mese.
Per venire incontro a tali necessità, abbiamo organizzato i Rao, raggruppamenti di attesa omogenei, individuando una quarantina di prestazioni suddivise in classi di priorità: Urgente, che dà accesso immediato al Pronto soccorso, e poi quattro priorità: U riguarda casi urgenti differibili con attesa massima di 3 giorni; B come breve, attesa massima 10 giorni; D come differita, attesa massima tra i 30 e i 60 giorni; P come programmata, è programmabile, comunque di norma non oltre i 300 giorni. Ogni volta che il medico non indica la classe di priorità la prenotazione finisce nell’ultima classe della griglia. Poi ci sono le prestazioni che non rientrano nei Rao, dove non sono indicate priorità cliniche e tempi di attesa.
Gli screening, nonché le visite di controllo e i percorsi diagnostico terapeutici, vale a dire quelle visite o quegli accertamenti diagnostici strumentali successivi a un inquadramento diagnostico già concluso che ha definito il caso ed eventualmente già impostato una prima terapia, non rientrano in nessuna delle tipologie evidenziate prima. In questi casi sarà lo specialista a redigere l’impegnativa per il controllo programmato, che non ha scadenza temporale.
Per ottimizzare i servizi c’è il sistema RECALL, un servizio telefonico di richiamata automatica per confermare o disdire gli appuntamenti. Per disdire è anche disponibile un numero unico regionale: 0744 366600. Il Piano straordinario per il contenimento delle liste d’attesa redatto nel 2016 prevede anche la presa in carico del Cup in liste di attesa overbooking: qualora il cittadino non riesca a prenotare la prestazione nei tempi stabiliti, la prescrizione viene ugualmente prenotata in una lista di attesa informatizzata. La procedura ha l’obiettivo di garantire la massima trasparenza e il rispetto della data di presa in carico, per evitare al cittadino di ripresentarsi più volte allo sportello Cup. Il Back office Cup, recuperando appuntamenti dalle cancellazioni o attivando prestazioni aggiuntive, si fa carico di ricontattare il cittadino fornendo, nei tempi stabiliti, l’appuntamento richiesto”.
L’assessore ha quindi fornito al Comitato di monitoraggio un prospetto con i tempi di attesa delle prestazioni Rao dal 2015 fino allo scorso mese di novembre 2017, dove si evince che i tempi di attesa previsti sono in larga parte rispettati e si riducono costantemente.
Qualche esempio: una colonscopia Rao B (breve) ha tempo massimo di attesa previsto di 10 giorni. Nel 2015 ci volevano mediamente 10 giorni sia nell’azienda ospedaliera di Perugia che a Terni, 4 giorni nella Usl 1 e 9 giorni nella Usl 2. Nel 2016 si è scesi a 7 giorni nell’Azienda ospedaliera di Perugia, 8 a Terni, 9 nella Usl 1 e 9 nella Usl 2. Nel 2017 attesa di 6 giorni all’ospedale perugino, 7 giorni a Terni, 7 nella Usl 1 e 8 nella Usl 2.
Un esame senologico Rao Urgente, da compiere entro 3 giorni, veniva svolto già nel 2015 in 2 giorni in tutte le strutture umbre, nel 2016 è peggiorata la situazione nella Usl 2, dove ci volevano 9 giorni, restando a soli 2 giorni nelle altre strutture. Poi nel 2017 la Usl 2 è scesa a 3 giorni e sempre solo 2 giorni di attesa per l’ospedale di Perugia e la Usl 1.
Il discorso cambia molto per le prestazioni al di fuori dei Rao: per un esame senologico programmato, quindi che non indica una scadenza e non ha limiti di tempo da rispettare, nel 2015 occorrevano 384 giorni di attesa nella Usl 1, unica struttura a questo deputata, nel 2016 ci volevano 365 giorni nella Usl 1 e 146 nella Usl 2, nel 2017 i tempi di attesa sono scesi a 200 giorni nella Usl 1 e 180 nella Usl 2.
Le criticità
Barberini ha quindi stilato la lista delle criticità: “Spesso il paziente è restìo, anche perché impossibilitato data l’età e le condizioni patologiche, a spostarsi lontano da casa per effettuare l’esame anche se gli viene prospettato un tempo di attesa breve. Per alcune patologie vorremmo garantire un percorso ravvicinato ma ci sono realtà marginali che non sono dotate di presidi di alta complessità. Stiamo ponendo l’attenzione su soggetti più fragili che potrebbero ottenere una sorta di priorità per avere un trattamento all’interno del territorio. Pensiamo a bambini, anziani e patologie oncologiche. Su 4 milioni di ricette ben 1 milione e 700mila riguarda queste categorie. E’ questo un tema complesso, che finisce per determinare il non rispetto dei tempi di attesa.
Altra criticità riguarda l’esame senologico perché vi è una forte domanda anche da parte delle donne in fascia di età da screening (46-70 anni). Attualmente la partecipazione dei cittadini agli screening è inferiore al 50 per cento. Chi è in attesa di screening non può prenotare l’esame senologico al Cup oppure lo può anche fare ma senza diritto di priorità e pagando il ticket per intero. Andrebbe previsto un sistema di recalling che ricordi alle donne la chiamata per lo screening, che ora viene fatta per via cartacea.
Altra criticità su cui lavorare è l’individuazione degli errori in fase prescrittiva, prevedendo sanzioni per chi sbaglia a prescrivere. Necessaria anche una ricognizione per avere l’esatta collocazione degli specialisti per branca di appartenenza, così da evitare sovrapposizioni di servizi e ambulatori a pochi chilometri di distanza”.
Il presidente del Comitato di monitoraggio, Raffaele Nevi, ha giudicato “molto importante la ricognizione effettuata, perché abbiamo potuto verificare che si sta procedendo all’attuazione del Piano e siamo anche a un buon punto. Vorremmo conoscere – ha aggiunto – anche la percentuale del raggiungimento degli obiettivi e avere un confronto con la media nazionale, utile a uscire dalle chiacchiere da bar che su questo tema sono continuamente alimentate. Sarebbe utile anche un confronto fra la percentuale di raggiungimento degli obiettivi rao ed extra rao in rapporto alle altre regioni”.