Un pubblico ministero per amico. Amanda Knox non smette di far parlare di sé e ora al Telegraph è Giuliano Mignini a rivelare che dopo la fine del processo ha stretto amicizia con la studentessa americana che per anni ha perseguito come pubblico ministero.
Per la cronaca Mignini, oggi in pensione e che ha accettato di incontrare l’ex studentessa americana solo dopo il suo ritiro a vita privata, crede ancora che Amanda – insieme a Raffaele Sollecito scagionata dalla Corte di Cassazione nel 2015 per il delitto di Meredith Kercher – fosse presente sulla scena del crimine. Ma come ha spiegato all’Ansa, “dopo che lei aveva più volte chiesto di vedermi, da privato cittadino ho ritenuto giusto incontrare una persona che si era ritenuta vittima di pregiudizi. Ho sempre parlato con le persone e tengo a sottolineare che ho finito la carriera con il riconoscimento della massima professionalità“.
Giuliano Mignini e Amanda hanno stretto un legame negli ultimi due anni, prima con delle lettere inviate tramite un sacerdote (don Saulo Scarabattoli, che è stato il sacerdote di Mignini quando l’ex pm era giovane e poi il cappellano del carcere) e poi direttamente via Whatsapp, con cui si scambiano auguri di Natale, foto di famiglia informazioni personali, fino all’incontro dello scorso giugno al quale ha partecipato anche il marito di Amanda, Christopher Robinson, ma non la mamma Edda Mellas che, pur viaggiando con la famiglia, non ha voluto incontrare il pubblico ministero. E nonostante ognuno rimanga della sua idea, Mignini ha confessato al Telegraph di aver notato dei cambiamenti di Amanda, con cui si sente di frequente grazie a Whatsapp: “È stata massacrata dai tabloid britannici che l’hanno descritta come una Circe, è una normalissima ragazza ed è cambiata un sacco (dai tempi del processo, ndr)”, ha detto l’ex magistrato, recentemente apparso anche in tv.
“Oggi Amanda – ha aggiunto – è fatta una famiglia e una bimba carinissima di nome Eureka e si sta interessando a un progetto sulla giustizia negli Stati Uniti: abbiamo idee differenti sul processo, ma ora ho una buona opinione su di lei”. E l’ex pubblico ministero starebbe attivamente ‘pressando’ il Comune di Perugia affinché via della Pergola, dove c’è la casa del delitto, sia rinominata in via Kercher. “Se mi chiedete se Meredith ha avuto giustizia, devo ammettere con dolore che non l’ha ricevuta e spero che la strada (dove sorge la villetta, ndr) venga dedicata alla memoria di Meredith. C’è già una targa in suo onore, ma penso che il minimo che Perugia possa fare sia dedicare una strada a una giovane londinese che ha perso la vita nella città in cui era venuta per studiare“.