E’ una Lega sempre più spaccata quella che si appresta al congresso regionale di fine settembre che sancirà la nomina del nuovo segretario regionale. Dopo che Virginio Caparvi si è tolto diversi sassolini dalle scarpe ed ha annunciato che non correrà per il rinnovo del suo mandato, da Terni arrivano due importanti defezioni.
A lasciare il Carroccio sono infatti il consigliere regionale Daniele Nicchi (nella foto) e l’ex coordinatore provinciale Nico Nunzi. La motivazione ufficiale sta in quello che è successo alle ultime elezioni amministrative di Terni: il colpo di mano di Fratelli d’Italia per candidarsi a sindaco del centrodestra Orlando Masselli e “scaricare” il primo cittadino uscente Leonardo Latini, la vittoria di Stefano Bandecchi e la mancata elezioni in consiglio comunale di candidati leghisti. L’impressione è che però ci siano dietro le guerre intestine umbre nel partito di Matteo Salvini. Che vedono vari fronti contrapposti: basti vedere la presentazione delle varie interrogazioni e mozioni in consiglio regionale, spesso a “gruppetti”.
Quanto a Nicchi e Nunzi, in una nota ricordano che “l’elezione a sindaco nel 2018 di Leonardo Latini ha permesso a tutto il centrodestra umbro di cominciare una straordinaria stagione di vittorie e cambiamento. Se oggi gran parte di quel lavoro è compromesso, lo si deve soprattutto a scelte inadeguate nell’ultimo anno e mezzo, da parte di chi ha avuto l’onore di guidare il partito di maggioranza relativa all’interno della coalizione”. I due ormai ex leghisti parlano di “candidature inappropriate e figlie solo di logiche personalistiche, assessori regionali che sono sempre stati un corpo estraneo al partito, prima cacciati e poi fatti rientrare in pompa magna e soprattutto di una crescente e palese distanza da chi ci aveva dato fiducia, in particolare a Terni e in provincia, riponendo in noi una concreta speranza di cambiamento. Quanto successo nel capoluogo di provincia alle ultime amministrative e che noi abbiamo in tutti modi cercato di evitare, – aggiungono – ne è la plastica rappresentazione. Una intera classe dirigente spazzata via da scelte scellerate e di spicciola convenienza. Per il nostro modo di fare politica e per il rispetto che si deve all’elettorato, l’unico segnale sarebbe dovuto essere stato l’azzeramento di tutti i vertici di partito: regionale, provinciale e comunale. E invece niente. Da qui prima la nostra scelta di rinunciare alla militanza, che è stato uno dei valori fondanti che ci ha portato a scegliere la Lega nel 2017 e oggi, la decisione di lasciare il partito condividendo quanto già fatto da tanti amici che accompagnano il nostro percorso da anni”.