"LE CITTA' DEL SILENZIO": INAUGURAZIONE AL SAN CARLO BORROMEO (PHOTOGALLERY) - Tuttoggi.info

“LE CITTA' DEL SILENZIO”: INAUGURAZIONE AL SAN CARLO BORROMEO (PHOTOGALLERY)

Redazione

“LE CITTA' DEL SILENZIO”: INAUGURAZIONE AL SAN CARLO BORROMEO (PHOTOGALLERY)

Lun, 03/03/2008 - 00:10

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E' stata inaugurata nella sala conferenze dell'Hotel San Carlo Borromeo di Spoleto, la mostra bibliografica, fotografica e documentale “Nell'Umbria de le Città del silenzio”, curata e realizzata dal Prof. Giovanni Martoglio ed interamente dedicata a Gabriele D'Annunzio. Presenti le autorità cittadine con il Sindaco Massimo Brunini, il Presidente del Consiglio Comunale Vanni Castellana, l'Assessore alla cultura Giorgio Flamini e l'Assessore all'Istruzione, Patrizia Critofori.

Una nutrita platea ha seguito con attenzione l'introduzione del Prof. Martoglio che con una insospettabile verve oratoria ha deliziato gli intervenuti sul perché della sua passione per Gabriele D'Annunzio, rievocando anche fatti della sua vita personale che lo hanno poi condotto nella ricerca ed a coltivare con determinazione la raccolta di tutto il materiale sul poeta che poi è stato esposto nella mostra. Nel corso della presentazione sono stati poi letti dei brani sia dal Prof. Martoglio, che dal conosciuto attore Fausto Manasse, tratti dal libro editato per l'occasione e nel quale si riportano appunto le laudi dedicate alle città umbre definite ” del silenzio”. Al termine della presentazione è stato servito un aperitivo denominato dannunzianamente ” Il piacere” .

E questa è la cronaca di un fatto accaduto a Spoleto.

Quella che segue è invece la riflessione di chi ha visto lo stesso fatto alla luce di ciò che è Spoleto e di cosa si potrebbe fare per sconfiggerne la vocazione al “martirio”. Ci voleva la tenacia e la passione legata alle origini piemontesi del Prof. Giovanni Martoglio, per dimostrare nei fatti come si possa realizzare un piccolo evento di grande gusto e qualità, ed interamente autogestito, in una città che senza torti intellettuali viene annoverata dal D'Annunzio tra quelle definite ” del silenzio”. Tace dunque la capacità di esprimere idee forti,penetranti, diremmo strutturali da parte di chi in verità ne ha compito anche istituzionale ma soprattutto tace la capacità di assistere e coadiuvare chi ha le idee intuendo che queste possano portare lustro e decoro alla città .

Ne è consapevole Giovanni Martoglio, quando durante la sua introduzione all'attenta platea intervenuta dice che gli è stato chiesto, al momento della presentazione dell'idea nelle sedi opportune, “ma perché D'Annunzio?, come mai scegliere questo personaggio”, lasciando quindi intuire una sorta di pregiudizio universale sulla complessa figura del Vate che anche da morto viene frettolosamente annoverato tra gli autori da maneggiare con cura, certamente ideologica. Lapidaria ed al tempo stesso di una franchezza disarmante, la risposta del Professore che ricorda a tutti come la passione di un uomo in se, non sceglie un autore o un artista per convenienza, ma si lascia ghermire dall'autore/artista stesso che in una sorta di transfert, per mezzo delle sue opere, individua la propria “vittima” intellettuale.

In un Paese in cui la coscienza critica non ha spazio nemmeno dopo che si è morti e seppelliti e dove ” l'etichetta” che ti appiccicano da vivo non te la scrolli di dosso nemmeno nella tomba, un piccolo grande evento come quello di oggi, lascia ancora sperare che, con la conoscenza e la passione per la ricerca dei fatti, si possa ancora trovare una via che produca effetti benefici sulle nuove generazioni, un metodo fatto di attenzione ma soprattutto scevro dal confondere il vantaggio della propria idea con il rispetto di quella altrui. In questo l'aver dichiarato con forza da parte del Prof. Martoglio, che lo scopo principale di questo evento è quello didattico e non certamente dottrinale fa di questa mostra un fantastico veicolo di comunicazione e di proposta culturale. Non poteva essere diversamente da chi come il Professore ha dedicato una vita all'insegnamento e alla comunicazione professionale con “gli altri”. La presenza dei ragazzi dell'Istituto Professionale Alberghiero di Spoleto, sia per i servizi di accoglienza che per la realizzazione organizzativa dell'aperitivo in musica, è testimonianza del coinvolgimento nel metodo di cui accennavamo prima.

Si è appreso come con questa mostra solo Spoleto e Pescara in Italia, in questo momento, siano le uniche città che stanno dedicando una iniziativa culturale e commemorativa del Poeta scomparso 70 anni fa. Si è visto anche come la conoscenza approfondita dei testi abbia condotto ad individuare una sorta di percorso virtuoso che attraversa in lungo ed in largo l'Umbria , riaffermandone la vocazione spirituale e non di meno la capacità evocativa per le menti aperte che vogliano cimentarsi con la nostra natura umbra, la nostra storia e le nostre città.

Il Prof. Martoglio edita un libro a compendio della mostra, con il contributo della Banca Popolare di Spoleto, che da solo vale mille promozioni di tipo cartaceo del territorio sin qui viste. Il coraggio di non abdicare alle proprie scelte fa di questa mostra un esempio di comunicazione corretta e coinvolgente e che si spera produca effetti futuri come ad esempio la partecipazione delle altre “città del silenzio” come contenitori della mostra stessa in forma itinerante. Ma soprattutto occorre cogliere il senso di come un simile evento non sia elitario, ma assolutamente popolare quando ottiene di poter trasmettere ad un vasta platea l'amore per una terra o un luogo e le sue tradizioni anche attraverso le parole di un Poeta apparentemente controverso nella sua vita privata, ma certamente maestro nell'uso dei versi.

Un plauso quindi a chi come il Prof. Martoglio senza se e senza ma, mette mano al portafoglio e fa della sua passione un occasione di confronto e di metodo per tutti i suoi concittadini e rende un servizio alla comunità, quando indica un possibile sviluppo del progetto stesso che si tramuti anche in occasione di richezza per un territorio.

E pensare che era stato sconsigliato, temendo, chi di dovere, una piccola invasione di “manipoli in orbace” nelle sale del San Carlo Borromeo.

carvan


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